21 ott 2011

Senza vincolo di mandato

La crisi in corso riguarda tutto l’occidente ma colpisce in particolare i Paesi indebitati, con l’economia sottotono, il lavoro che manca, politicamente non coesi, indeboliti. L’Italia è tra questi. Da qui le scorrerie della speculazione finanziaria ed anche la violenza ed il malaffare. L’interesse particolare prevale su quello generale.

Il governo che ci ha portati fin qui non ce la fa a porvi rimedio.

E’ convinzione largamente prevalente che occorra cambiarlo presto. La sede per farlo è il parlamento; i singoli parlamentari che operano senza vincolo di mandato (art. 67 Costituzione) sono determinanti: finora hanno prevalso egoismi spiccioli, il mercimonio. Ma non può durare perché la posta in gioco è troppo alta. Prima di andare al voto bisogna cambiare l’attuale legge elettorale “porcellum” per non perpetuare l’andazzo.

Occorre quindi una vasta intesa tra le forze politiche con questo obiettivo ed inoltre:

-      frenare la crisi;

-      aiutare chi fa bene: lavoro, economia, avvio dello sviluppo che punti sulla qualità; sicurezza e tutela ambientale, promozione di quanto di bello e buono abbiamo e siamo capaci di produrre, una politica solidale che lasci nessuno in balia degli eventi, siano persone, famiglie oppure imprese.

Fare questo si può. Lo hanno dimostrato le ultime elezioni amministrative a Milano, Napoli, Cagliari e in altre realtà; i 27 milioni di elettori al referendum sull’acqua pubblica, no al nucleare, no al “legittimo impedimento”; la recente raccolta di firme – oltre un milione e duecento mila – in poco più di un mese per l’abrogazione del “porcellum”.

In ogni atto di ciascuno, a partire da noi stessi, deve riconoscersi la coerenza con gli obiettivi che ci si dà e le modalità e l’impegno per realizzarli. Una sorta di virtuosa “catena di Sant’Antonio” com’è stato per realizzare i successi dianzi accennati. Un cantiere aperto alla partecipazione, con la certezza che gli apporti di ognuno si tradurranno in solidarietà, sicurezza e sviluppo a beneficio di tutti. Un investimento sulla capacità di far bene come sistema Paese, che riaprirà prospettive, specialmente per le giovani generazioni, frustrate nella loro naturale propensione di lavorare per cambiare lo stato di cose in cui non si riconoscono.

A questa semplice logica deve ispirarsi anche il lavoro già avviato ad Asti ed in altre realtà, in vista delle elezioni amministrative di primavera.

Considerando linfa vitale per la democrazia la crescita di una nuova classe dirigente che si formi nel crogiuolo della vita quotidiana, mettendosi in gioco col sapere di cui dispone e imparando continuamente nel confronto e nel lavoro per la soluzione dei problemi comuni.

 

 

 

 

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