Ci capita un'occasione importante per contribuire a lasciarci alle spalle la crisi degli ultimi sei-sette anni aiutati da alcuni favorevoli segnali: Pil, occupazione, inflazione, immaginando una economia che guardi alla qualità della vita, e al che fare nel nostro piccolo e riorientarla in tale senso.
Intanto darci obiettivi condivisi come Italia incrociandoli con quelli dell'Europa e perfino mondiali, e lavorarci per realizzarli. Con i vantaggi che ne derivano equamente distribuiti tra quanti concorrono a realizzarli con il loro lavoro.
Producendo beni durevoli e di qualità con modalità ambientalmente compatibili e riconoscendo al lavoro umano una irrinunciabile centralità anche come libera espressione di sé.
Considerando lo stare bene per tutti la carta vincente, unificante con socialità e solidarietà. Con doveri e diritti così improntati, applicati e sviluppati puntando sulla convinzione di fare la cosa giusta.
Economia volta a vivere meglio tutti e per ciò apprezzabile.
Quindi ricchezza diffusa tra il maggior numero possibile di persone, cosicché essa circoli e produca nella ordinaria quotidianità i suoi benefici effetti.
I designati ad operare ai vari livelli istituzionali e non, probi, capaci, credibili e per ciò autorevoli e meritevoli di fiducia, soprattutto per il sano utilizzo della loro discrezionalità; che dimostrino di sapere fare con risultati concreti e coerenti col tutto.
Con l'onestà che riconosce essere il bene per sé all'interno dell'interesse generale e del bene comune.
Consapevoli che le piccinerie siano inevitabili ma che così operando non prevarranno.
Anzi che nel corso del tempo le situazioni potrebbero evolvere fino a rendere naturale, quasi ovvio, opporsi al sopruso e trarre forza per alimentare e difendere la spirale virtuosa dello stare bene con se stessi e con gli altri, contribuendo a realizzare qui ed ora il possibile condiviso di felicità.
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