Internet ha compiuto trent’anni. L’hanno ricordato Walter Veltroni e Gianni Riotta riandando ad una loro conversazione dei primordi, pubblicata da l’Unità il 1° Maggio scorso. Nella quale ne adombravano le potenzialità per lo sviluppo del mondo nel quale c’è dato di vivere e l’esigenza di conoscerlo per farne un uso appropriato.
In proposito riassumo la storia di un quindicenne che gioca usando internet di cui è esperto, con amici europei che non ha mai visto di persona.
Dopo il primo trimestre di scuola superiore frequentata con buon profitto, rifiuta di andarci lamentando disturbi vari che non glielo consentirebbero.
Sta in casa e dorme fino a tardi, mangia l’indispensabile per sopravvivere, bighellona per fare sera e poter giocare su internet con i suoi competitori: tre ore tutti i giorni, impegno serrato, agonismo. Richiamato risponde a male parole, irascibile, intrattabile. Da giovane promettente a problema. Medici e psicologi se ne occupano invano.
Poi la luce in fondo al tunnel. L’ultimo psicologo che lo prende in cura gli va a genio: ne segue i consigli, vanno insieme a parlare con gli insegnanti e convengono un rientro graduale a scuola. Di sera continua a giocare senza mancarne una; psicologo d’accordo.
Non si sottrae alla verifica periodica in classe già programmata. Ed ecco il miracolo: buoni risultati nelle discipline trattate; senza mai aver aperto testi scolastici da quando interruppe la frequenza.
Resta internet, evidentemente non utilizzata solo per giocare ma con la stessa abilità e competenza anche per altro.
I suoi ritrovati compagni di classe hanno considerato “normale” quanto accaduto; sorpresi gli insegnanti ma non più di tanto.
Riotta e Veltroni allora si dissero che internet è bella se realizza intelligenze collettive, valori e coraggio per immaginare e costruire un mondo che riteniamo valga la pena.
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