24 nov 2014

Elezioni regionali

Scrivo a caldo dopo avere appreso le prime notizie sulle elezioni regionali in Calabria ed Emilia-Romagna dove hanno votato rispettivamente il 43,5% e meno del 38%, cioè percentuali infime, da corpi elettorali che poco o nulla hanno da chiedere alla politica democratica che li soddisfa; ovvero che non credono di potere ottenere alcunché di quanto desiderano.

Gli organi di informazione affermano che ha vinto il partito del “non voto” ma, stando ad un vecchio moto socialista (Turati?), chi non c’è non può fare la differenza.

In attesa di conoscere i risultati definitivi è possibile affermare che nelle due realtà in cui si è votato l’approccio alle elezioni non è stato di quelli che stimolano gli elettori a recarsi ai seggi.

Diatribe ed oltre sono stati probabilmente elementi dissuasivi, in aggiunta al dare la sensazione che l’esito fosse scontato.

Quindi il “che ci vado a fare?” di oltre la metà degli aventi diritto può avere inizio da qui.

Poi certo si differenzia e precisa nei suoi contorni politici, ma non al punto di indurre la corsa ai seggi.

Anzi gli elettori più adusi, accorti, scafati, smagati od anche solo disillusi possono avere trovato ulteriori motivi a sostegno della decisione di astenersi.

Il caleidoscopio dei “non ci vado proprio” ha probabilmente colmato la misura, lasciando a veri e proprii aficionados il compito di attutire il capitombolo elettorale dei partiti (ed anche un po’ della democrazia?), nell’attesa di costruire tempi migliori.

20 nov 2014

Il Lavoro.

La trattazione dà per scontata la dimensione etica del lavoro, ed assume il punto di vista di chi ha fatto la gavetta, magari da garzone agricolo adolescente, aiuto fabbro, metalmeccanico fino alla prima categoria, il diploma da adulto, ruoli diversi nel pubblico impiego, libera professione associata, la laurea ultraquarantenne, e così avanti per molti anni.

Tutte le attività umane lecite e giovevoli a sé e ad altri si possono considerare lavoro.

Dal lavoro si deve trarre il necessario per vivere dignitosamente, ed anche gratificazione ed autostima.

Ognuno deve rispondere del proprio lavoro come se a fruirne fosse lui stesso. Infatti nessuno meglio di chi lo esegue sa se è stato eseguito come si deve.

Qualunque tipo di lavoro richiede impegno, dedizione e ingegno per migliorarne l’esecuzione.

Il computer consente “performance” lavorative inedite in cui la qualità è in larga misura merito di chi vi opera, assistito da tecnologie d’avanguardia.

Il lavoro dipendente da azienda privata che compete nel mercato è “costretto” a dare il meglio di sé altrimenti l’azienda ne risente.

Il lavoro dipendente da istituzioni o altro ente pubblico non ha il mercato che lo giudica e spesso deve trovare in sé le ragioni che lo motivino e inducano a fare bene ciò che fa, cioè rendere un servizio che aiuti ed emancipi.

La libera professione rettamente intesa è una sorta di vocazione laica che utilizza la libertà di cui dispone per aiutare la società entro la quale opera a risolvere i problemi, migliorarsi e sviluppare energie, motrici di proficui aggiornamenti e cambiamenti.

Paradossalmente categorie di lavoratori in passato considerati la crema dei sistemi di appartenenza, paiono più subire che concorrere alle notevoli trasformazioni in corso; i bancari tra questi. Come se il loro apporto si debba immiserire nella mera, supina acquiescenza a volontà aziendali altolocate.

Il lavoro si mantiene, promuove e crea investendo in tecnologie e nella produzione di beni e servizi che soddisfino esigenze e bisogni evoluti. E nella crescita umana del sapere e del sapere fare consapevole e diffuso.

La salvezza o supremazia propria o di pochi a danno di altri ha i giorni contati.

La competizione coraggiosa per la crescita collettiva ed uno sviluppo nuovo in cui chi ha più filo fa più tela, non ha alternative.

Con il lavoro per tutti nel ruolo centrale che gli spetta.

 

Lavorare tutti meno e meglio.

È noto che la natura cambia e migliora provando e riprovando, con metodo e nel tempo.

Così fanno anche gli umani ma in modo più opportunistico.

Infatti se ne sentono, leggono e vedono di tutti i colori: è la libera circolazione di ciò che si sa, grezzo così come viene; e se non vi piace non so cosa farci, dicono.

Fare la tara per utilizzare ciò che serve compete ad ognuno, ma proprio semplice non è.

Vengono meno alcune certezze, prevale la sorpresa, il lì per lì.

Paiono schiudersi più possibilità, in realtà ad aumentare sono i dubbi.

L’essere umano è sottoposto a tensioni inusuali, eccessive, al limite ed oltre.

A questo modo di essere si attribuisce addirittura la ricomparsa di patologie già vinte, e il manifestarsi di nuove rispetto alle quali il sistema immunitario andrebbe coinvolto ad hoc perché possa rispondervi efficacemente.

Cervello e mente sono gli organi con i più ampi margini di utilizzo, ma i tempi di adattamento si dilatano dovendo tenere conto della delicatezza delle funzioni svolte.

Difendersi rifiutando il confronto è anacronistico, forse inutile o non possibile.

Assumere tutto e farci i conti, supera  la capacità media delle persone che vivono questo nostro tempo.

Ricuperare il concetto di libertà propria che trova il suo limite nel rispetto di quella altrui, e ridefinirlo alla luce di quanto precede potrebbe aiutare.

Tutelare la privatezza da indebite intrusioni consentirebbe di allentare le tensioni.

Lavorare tutti meno e meglio, rafforzerebbe l’autostima inducendo a rappresentare e comunicare se stessi con idee, pensieri, comportamenti e personalità più compiuti ed efficaci.

Nell’immediato quanti se la sentono possono farsi carico di ciò che c’è, limitatamente alle proprie capacità di metabolizzarlo e comunicarlo migliorato e normalmente fruibile.

 

Clima.

Nelle settimane scorse Cina e Stati Uniti hanno concluso un accordo in forza del quale gli americani nei prossimi 10 anni ridurranno del 25% le emissioni dei gas che producono l’effetto serra (anidride carbonica – CO2 – il principale).

Mentre per i cinesi questa riduzione scatterà dal 2030.

Nel frattempo entrambi dovranno ricavare da fonti rinnovabili non inquinanti almeno il 20% del loro fabbisogno energetico.

Se ci si ricorda dell’ostracismo messo in atto dagli Usa con il presidente Bush, all’applicazione del protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas inquinanti, si comprende la portata storica dell’accordo raggiunto.

Gli americani ci sono arrivati anche per l’inverno polare di quest’anno che ha causato la riduzione record del loro Pil (Prodotto interno lordo) nel quadrimestre corrispondente, nonché per la siccità che dura ormai da due lustri nelle regioni occidentali del Paese.

Secondo gli esperti tali fatti sono in stretta relazione con l’inquinamento ambientale.

Per parte sua l’Europa è all’avanguardia in quanto applica già il protocollo di Kyoto e sta programmando ulteriori consistenti riduzioni delle emissioni, con vantaggi per la salute dei cittadini e per la tutela e salvaguardia del clima.

Il salto di qualità sarebbe imparare presto la prevenzione e la manutenzione territoriale e ambientale.

Sempre a proposito di clima, ma sociale e culturale, si riporta testualmente la chiusa della lettera della giovane professoressa universitaria Benedetta Barbisan pubblicata da “La Stampa” del 13 novembre scorso riguardante il ruolo ed i metodi con cui dovrebbero operare le università italiane per rendere il servizio loro proprio.

“L’Italia ha bisogno di una classe dirigente per il futuro e le università sono le istituzioni chiamate a formarla. La classe dirigente italiana del futuro ha bisogno di conoscenza e schiena dritta. Non basta insegnare il calcolo differenziale, il diritto tributario o la storia antica. Servono l’esempio, la pratica quotidiana del rigore, il rispetto della legge, qualità, coraggio e un po’ di fantasia. Sogno un’università così, fatta di esempi da imitare, di parole che ispirino i giovani e facciano venir voglia di essere migliori. Certamente lunga è la strada e assai complicata, e ho abbastanza esperienza di come vada il mondo accademico italiano per non farmi illusioni. Rivendico il diritto, però, di impegnarmi per un’università in cui aspirazioni come la mia - che è quella di tanti - non siano solo l’incanto degli ingenui, e considero un autentico privilegio insegnare nel mio piccolo”.

 

10 nov 2014

Donne protagoniste.

Fabiola Gianotti, italiana, Fisica, 52 anni, è la nuova direttrice generale del Cern di Ginevra, il più importante laboratorio di fisica del mondo.

In precedenza altri due italiani avevano ricoperto l’importante incarico: il Nobel Carlo Rubbia nel quinquennio 1989-94 e Luciano Maiani in quello successivo.

Fabiola Gianotti deve la sua celebrità alla scoperta nel 2012 del Bosone di Higgs, una particella fondamentale dell’universo grazie alla quale esiste la massa, cioè la fisicità delle cose.

Essa ha definito il Cern “un luogo dove chiunque ami la conoscenza possa sentirsi a casa”.

Il fatto di essere la prima donna a dirigerlo nei 60 anni della sua esistenza lo trova “naturale, in quanto lì si celebra la diversità con una totale apertura verso tutte le differenze, non solo di sesso ma anche di età, etnia, religione, tradizioni”.

Aggiunge che in questo momento anche un’altra donna, la scienziata polacca Angieszka Zalewska ricopre la carica di presidente del Consiglio direttivo del Cern.

 

Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra (Vangelo secondo Giovanni; 8,7).

Dopo gli stress test (verifiche) effettuati dalla Bce (Banca centrale europea) a seguito dei quali le banche italiane Montepaschi e Carige sono state bocciate e devono ricapitalizzarsi, si ricorda che il nostro sistema bancario ha retto nella crisi con l’aiuto dello Stato di soli 4 miliardi di euro, mentre la Germania ha elargito 250 miliardi alle banche nazionali per evitare che alcune fallissero.

Senza contare la consistente quantità di risorse che lo Stato ha messo a disposizione come garanzie bancarie.

Pare che tutto ciò non sia stato sufficiente se tra gli esperti c’è chi ritiene che alcune banche tedesche siano tuttora in difficoltà a causa di speculazioni sui derivati (titoli a garanzia) ad alto rischio.

Anche la Bce avrebbe privilegiato il salvataggio di banche dell’eurozona, destinando solo gli spiccioli agli interventi di contrasto della disoccupazione generale e giovanile in particolare.

Ambienti istituzionali dell’Unione Europea ammettono che se l’impegno profuso per salvare le banche fosse replicato per ottenere ripresa economica e sviluppo nuovo facendo perno sul rilancio dell’occupazione, la crisi potrebbe essere superata senza ulteriori sofferenze, specie per cittadini e famiglie con soli redditi di lavoro e imprese cui manca il credito.

Evitando rischi per la stessa tenuta dell’indispensabile solidarietà e coesione sociale nei singoli Stati e tra di essi nella stessa Unione Europea.

È quindi questa la strada da battere attribuendo carattere di assoluta priorità come pare stia facendo l’Italia, non lesinando paziente determinazione, impegno ed energie per conseguire prima possibile risultati tangibili.

 

Vita e fine vita.

Brittany Maynard giovane donna statunitense malata di tumore alla testa, ha posto volontariamente fine alla sua vita prima che la malattia raggiungesse la fase terminale.

Il caso ha riproposto il dilemma eutanasia sì, eutanasia no.

Per quanto può valere dico la mia, partendo da un lontano ricordo adolescenziale per arrivare ad oggi.

Per quanto ne so mio nonno paterno fu colpito da male analogo che lo rese cieco.

Andavo a trovarlo nella casettina dove abitava con la nonna. Fuori sulla panca di legno all’ombra si parlava del più e del meno, oppure si stava in silenzio a seconda di come lui gradiva; qualche volta lo guidavo in brevi passeggiate.

Non mi parlò mai del suo male né lo sentii lamentarsi. La malattia si protrasse per circa un anno.

Lucio Magri rinunciò volontariamente alla vita.

Indro Montanelli non assunse deliberatamente più liquidi per alcuni giorni.

Maria stava bene ma non bevve perché non aveva lo stimolo a farlo.

Se è in sé vale la decisione della persona interessata.

Altrimenti si prestino le migliori cure possibili.

Se capita il miracolo sia benvenuto.

 

3 nov 2014

Si infierisce sulle donne.

Reyhaneh Jabbari, iraniana, 26 anni è stata impiccata qualche giorno fa dopo essere stata condannata per avere ucciso sette anni fa un uomo di quarantasette che aveva tentato di violentarla.

Avrebbe potuto evitare il capestro all’ultimo momento dicendo che la tentata violenza non ci fu, come richiesto dalla famiglia dell’ucciso per perdonarla.

La giovane non ha ritrattato e la condanna è stata eseguita.

Così si amministra ancora la giustizia da quelle parti.

Non sono bastati interventi, appelli ed altre iniziative volte ad ottenere un processo giusto, dopo avere dimostrato le storture di quello che l’ha condannata.

Le autorità iraniane sorde a tutto hanno proseguito per la loro strada.

In una intervista a “la Repubblica” del 26 ottobre scorso Azar Nafisi autrice di “Leggere Lolita a Teheran”, afferma che si infierisce sulle donne per tenere sotto controllo i fermenti della società; e che questo è possibile perché alle promesse di maggiore libertà fatte dal presidente Rohani, non è seguito l’atto concreto di abolire le leggi tuttora in vigore che legalizzano decisioni con queste nefaste conseguenze.

La scrittrice aggiunge che l’occidente dovrebbe essere più rigoroso quando tratta con il regime iraniano. Senza farsi condizionare dal timore che possa venire meno la disponibilità a concludere l’accordo sul nucleare per il quale sono in corso trattative.

 

Il Brasile ha rieletto per un secondo mandato la presidente Dilma Rousseff progressista, seppure con una modesta differenza di voti rispetto allo sfidante moderato Aécio Neves (3 milioni su 148 milioni di elettori).

Continuerà quindi il programma sociale di scolarizzazione ed altri servizi in favore della popolazione povera, iniziato con la presidenza Lula e proseguito finora con ottimi risultati.

Partito Democratico.

Da “La Stampa” del 28 ottobre scorso ho appreso che nel circolo del Partito Democratico di Valtriversa a Villafranca non rinnoveranno la tessera il coordinatore ed alcuni altri iscritti, e che gli stessi abbandoneranno ogni incarico ricoperto a livello locale, provinciale e regionale del partito.

Indotti a questo passo da ragioni riportate in sintesi nell’articolo, con l’interrogativo finale: “Esiste ancora il partito che doveva rappresentare il centrosinistra?”.

Personalmente ritengo esista eccome, ed esisterà fino a quando ci sarà un iscritto che opererà affinché il Partito Democratico sia sempre di più e meglio lo strumento delineato dallo statuto per aiutare i militanti e quanti vi fanno riferimento e comunque si impegnano, a realizzare gli ideali che li animano nella realtà di ogni giorno.

Detto questo è necessario come il pane capire bene le ragioni per cui iscritti attivi e dediti lo reputino non più adeguato al punto di rinunciare ad avvalersene.

Interrogarsi su questo e fornire risposte soddisfacenti è vitale, e compete a chi di dovere nel partito fare in modo che si giunga sollecitamente.

Giovando al partito stesso perché consente di rimediare eventuali storture, migliorando credibilità ed efficacia della sua azione.

Dimostrando come persone e organizzazione che anche in casi come questo meritiamo la fiducia dei cittadini per svolgere i compiti importanti che ci competono a tutti i livelli a partire da quello locale.

Convinti che la sussidiarietà consista nel fare tutto quanto si può nella situazione in cui si è, chiedendo eventualmente aiuto per quanto occorre ma è fuori dalla nostra portata.