28 ott 2011

Ciccia

La differenza tra le parole ed i fatti si può riassumere così: nei fatti ci sono tutte le parole occorse per realizzarli e qualcosa di più.
Un amico imbianchino mi ha confidato di essere pronto a fatturare tutto il lavoro che fa, purché quanto gli rimane in tasca dopo aver pagato le tasse e il resto, sia sufficiente per vivere decorosamente e per mantenere sul mercato, aggiornata ed efficiente la sua aziendina. Se no, ciccia.
Sprezzo. Andare in Europa e raccontare cosa si vorrebbe fare per riavviare l’economia suscitando ironia e malcelata diffidenza. Ritornarci dopo qualche giorno con le stesse cose scritte in una lettera ed ottenere il plauso. Inaspettato. Presi in parola. Ora sono cavoli acidi.
Sprezzo del pericolo. Essere consapevoli di quanto se ne corre e comportarsi in modo da ridurlo alla propria portata. Altrimenti può costare caro.
Nodi al pettine. Sapevamo come fare per smaltire l’acqua della pioggia che cadeva distribuita in 120-130 giorni nel corso dell’anno. Ora la stessa quantità di pioggia cade in meno giorni e particolarmente concentrata. Succedono tragedie. La colpa non è di qualcosa fuori di noi, ma drammaticamente nostra: aver fatto poco o nulla per mitigare il fenomeno meteorico noto da tempo; trattenere l’acqua sul posto e disciplinare il deflusso dell’eccedenza.




27 ott 2011

Raffreddore o polmonite ?

“Autunno di tensioni. Industria, è emergenza. Centinaia di posti a rischio”. E’ il titolo dell’edizione di Asti e Provincia de “La Stampa” del 22 ottobre scorso. Paradigmatico della situazione che stiamo vivendo ormai da anni ad Asti e nell’Astigiano, acuita dalla crisi.

“In realtà l’Italia non ha il raffreddore, ha la polmonite, anche se continua a curarsi come se avesse il raffreddore” (Mario Deaglio, economista, stesso giornale). Diagnosi giusta e impietosa e cura sbagliata. E’ quindi necessario porvi rimedio senza indugiare oltre. Si tratta della priorità assoluta, altrimenti il malato rischia danni gravi. Conosciamo l’antibiotico appropriato che ci può trarre d’impiccio: anche se la guarigione richiederà tempo, così come la convalescenza. Per riabilitarci dovremmo cambiare parecchio: certamente regole e modi di fare che non hanno impedito di scendere a questo punto. Di tutto questo è convinta la maggioranza degli italiani a tutti i livelli; anche l’Europa è consapevole.

La nostra giovane democrazia stenta a capire come somministrare il farmaco e cerca soluzioni tra quelle che conosce; finora invano. Forse perché una soluzione bella e pronta non c’è e bisogna costruirla, rafforzando la democrazia, con la Costituzione, entrambe essenziali come non mai. Praticarle concretamente ci gioverà: apprenderemo, aumenterà la fiducia nelle nostre capacità, si rafforzerà il sistema immunitario, essenziale per evitare abusi; capiremo meglio ciò che è giusto e si deve fare.

Il governo di centrodestra ha nascosto l’aggravarsi della malattia, sperando di farla franca. Un risico assolutamente riprovevole con in ballo l’interesse generale ed il bene comune.

La politica ha svolto male i suoi compiti, la politica deve rimediare; con le istituzioni, cui abbiamo delegato una parte della nostra sovranità con il voto, parlamento e governo in primis. Chiedendo al parlamento di esprimere un governo capace, vista l’irrecuperabile inadeguatezza dell’attuale. In caso contrario sostituendoli entrambi con le elezioni anticipate.

Con i cittadini a stare con il fiato sul collo della politica, pungolando, proponendo, controllando. Un di più per colmare il divario tra quanto c’è e quanto occorre. Un’azione corale, un idem sentire, per uscire dalle strette in cui ci troviamo e costruire una normalità altra, più vicina alle speranze, agli ideali, ai sogni di ciascuno e di tutti.

 

 

 

25 ott 2011

21 ott 2011

Senza vincolo di mandato

La crisi in corso riguarda tutto l’occidente ma colpisce in particolare i Paesi indebitati, con l’economia sottotono, il lavoro che manca, politicamente non coesi, indeboliti. L’Italia è tra questi. Da qui le scorrerie della speculazione finanziaria ed anche la violenza ed il malaffare. L’interesse particolare prevale su quello generale.

Il governo che ci ha portati fin qui non ce la fa a porvi rimedio.

E’ convinzione largamente prevalente che occorra cambiarlo presto. La sede per farlo è il parlamento; i singoli parlamentari che operano senza vincolo di mandato (art. 67 Costituzione) sono determinanti: finora hanno prevalso egoismi spiccioli, il mercimonio. Ma non può durare perché la posta in gioco è troppo alta. Prima di andare al voto bisogna cambiare l’attuale legge elettorale “porcellum” per non perpetuare l’andazzo.

Occorre quindi una vasta intesa tra le forze politiche con questo obiettivo ed inoltre:

-      frenare la crisi;

-      aiutare chi fa bene: lavoro, economia, avvio dello sviluppo che punti sulla qualità; sicurezza e tutela ambientale, promozione di quanto di bello e buono abbiamo e siamo capaci di produrre, una politica solidale che lasci nessuno in balia degli eventi, siano persone, famiglie oppure imprese.

Fare questo si può. Lo hanno dimostrato le ultime elezioni amministrative a Milano, Napoli, Cagliari e in altre realtà; i 27 milioni di elettori al referendum sull’acqua pubblica, no al nucleare, no al “legittimo impedimento”; la recente raccolta di firme – oltre un milione e duecento mila – in poco più di un mese per l’abrogazione del “porcellum”.

In ogni atto di ciascuno, a partire da noi stessi, deve riconoscersi la coerenza con gli obiettivi che ci si dà e le modalità e l’impegno per realizzarli. Una sorta di virtuosa “catena di Sant’Antonio” com’è stato per realizzare i successi dianzi accennati. Un cantiere aperto alla partecipazione, con la certezza che gli apporti di ognuno si tradurranno in solidarietà, sicurezza e sviluppo a beneficio di tutti. Un investimento sulla capacità di far bene come sistema Paese, che riaprirà prospettive, specialmente per le giovani generazioni, frustrate nella loro naturale propensione di lavorare per cambiare lo stato di cose in cui non si riconoscono.

A questa semplice logica deve ispirarsi anche il lavoro già avviato ad Asti ed in altre realtà, in vista delle elezioni amministrative di primavera.

Considerando linfa vitale per la democrazia la crescita di una nuova classe dirigente che si formi nel crogiuolo della vita quotidiana, mettendosi in gioco col sapere di cui dispone e imparando continuamente nel confronto e nel lavoro per la soluzione dei problemi comuni.

 

 

 

 

17 ott 2011

Riconoscimenti

L’Africa al femminile ha ricevuto il Nobel per la Pace ex equo in tre: Ellen Johnson Sirleaf, settantadue anni, presidentessa della Liberia; Leymah Roberta Gbowee, trentanove anni, operatrice sociale liberiana; Tawakkul Karman, trentadue anni giornalista yemenita.

Nel continente culla dell’umanità, attualmente un concentrato dei problemi del mondo, c’è anche quanto serve per affrontarli e risolverli. La pace, presupposto essenziale per potervi porre mano, vede le donne protagoniste nel lavoro in corso per costruirla e svilupparla. Concrete e caparbie, esse operano secondo principi semplici ed efficaci: sviluppo sostenibile nel rispetto di madre terra, solidarietà a tutti i livelli, equo e giusto accesso attraverso il lavoro ai beni essenziali, perché tutti possano vivere dignitosamente. Principi adottabili da chiunque lo voglia, nella normalità della vita quotidiana. Per diventare costruttori di pace nel mondo globale, con le insignite a fare da battistrada.

Gramellini nel suo “Buongiorno” (“La Stampa” 8 ottobre scorso) afferma che Steve Jobs “era un genio e non un santo” e del suo discorso all’università di Stanford cita l’affermazione bella e tremenda: “la morte è la migliore invenzione della vita”. Di seguito accenna poi “all’omicidio del capitalismo perpetrato da certa finanza” che “neppure Obama è stato capace di fermare”, mentre “Jobs invece c’è riuscito”.

Secondo me Jobs ha fatto di più e meglio. Ha cioè dimostrato che il mercato globale può essere orientato al soddisfacimento di bisogni ed esigenze nuove, attraverso la collaborazione competitiva, per produrre qualità ed opportunità diffuse. Condizioni necessarie per la realizzazione di sé per sé ed a vantaggio della società nel suo insieme.

Deposito Locomotive di Torino Smistamento

Domenica mattina 9 ottobre scorso, Trenitalia ha celebrato il centenario del Deposito Locomotive di Torino Smistamento di Via Chisola, alla presenza di molti cittadini, ferrovieri in servizio ed in pensione, dirigenti regionali, rappresentanti della città di Torino, della Provincia e della Circoscrizione; nonché di associazioni e gruppi di volontariato che gestiscono musei ferroviari ed altre realtà che si occupano di mobilità su ferro.

A fare gli onori di casa il responsabile dell’Impianto dottor Giuseppe Mola con i suoi collaboratori.

Sobrie e di qualità:

-        l’esposizione di mezzi storici ferroviari;

-        la mostra fotografica e delle divise d’epoca;

-        l’esposizioni di modellini e diorami ferroviari.

Apprezzata la navetta con motrice a vapore tra Porta Nuova e il Deposito.

Originale l’entrata in scena di un imponente locomotore d’epoca al termine della cerimonia.

Un fiore per ogni ferroviere caduto, ricordato con apposita targhetta lungo il viale alberato di accesso all’Impianto.

Presente il labaro dell’Associazione Mutilati ed Invalidi.

E’ stata annunciata la costruzione di moderne strutture, che ospiteranno strumenti ed attrezzature avanzate per mantenere in efficienza il nuovo materiale rotabile.

Rimarcata la professionalità e il senso del dovere di generazioni di lavoratori che con la loro opera hanno fatto grandi le Ferrovie dello Stato e l’Italia, contribuendo nella Resistenza a salvare dignità e onore del Paese e – successivamente – alla ricostruzione post-bellica.

Nei due giorni di “Porte Aperte” l’Impianto è stato visitato da un rilevante numero di persone, molti i giovani. Tutti si sono potuti rendere conto della complessità del lavoro che vi si svolge e dell’attenzione e cura che si prestano per garantire elevati standard di sicurezza e qualità per utenti ed addetti.

Le strutture di cemento armato presenti nell’Impianto costituiscono reperti di archeologia industriale, sia per l’architettura che per le modalità realizzative, perché all’epoca l’uso di questo materiale era agli albori.

 

 

 

 

11 ott 2011

Cronaca

A sessant’anni Ivano Fossati va in pensione come cantautore in produzione. Nel senso che continuerà ad occuparsi di musica e canzoni, ma con cadenze e modalità consone a sé. L’ha dichiarato a “Che tempo che fa” con Fazio domenica 2 ottobre scorso. Precisando che tra i motivi che l’hanno portato a questa decisione c’è il desiderio di riappropriarsi di tempo di vita, dopo avere espresso in quarant’anni quanto desiderava. E di non essere certo che le forze e la volontà continuerebbero a sostenerlo in un impegno così gravoso, ulteriormente protratto.

Recentemente una donna si è suicidata con un colpo di pistola nella toilette del Platti, sontuoso caffé sotto i portici di corso Vittorio E. II angolo corso Re Umberto a Torino.

Circostanza dolorosa e delicata. Buonsenso e rispetto per la defunta suggerivano di sospendere temporaneamente l’attività, per espletare le incombenze del caso.

Invece l’attività è continuata. Come se nulla fosse: impegni assunti in precedenza e non altrimenti gestibili, pare sia stata la giustificazione.

Non di rado la morte giunge repentina, violenta: al mare, sul marciapiede, lungo la strada, altrove.

Spesso nell’indifferenza altrui.

Morire nell’indifferenza? Mio dio, no!

Allora perché dimentichiamo il sommo insegnamento: non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi?

Già, perché?

Per la Corte d’Appello di Perugia i due giovani: l’americana Amanda e l’italiano Raffaele, già condannati in primo grado, non hanno partecipato all’omicidio della loro amica inglese Meredith, quindi li ha assolti.

Una nuova perizia voluta dalla Corte d’Appello ha infatti dimostrato l’insussistenza delle prove su cui si basava la condanna che li ha portati in carcere per circa quattro anni.

Il giovane livoriano Rudy, già condannato in via definitiva ed in carcere, rimane per ora l’unico autore del delitto.

Umana pietà e un reverente pensiero per la vittima, della cui gioiosa vitalità è stato fatto scempio.

A Barletta sono morte cinque donne per il crollo di un edificio fatiscente nel centro storico. Quattro lavoravano a confezionare magliette: Giovanna trent’anni, Matilde trentadue, Antonella trentasei, Tina trentasette. Maria quattordici anni figlia del titolare era lì per caso. La paga: qualche euro all’ora, indispensabili per sbarcare il lunario. In tempo di crisi nessuna aveva trovato di meglio.

Lavori edilizi importanti in corso nelle vicinanze, anche sui confini. Scricchiolii e crepe denunciate a chi di dovere, che non ne coglie la gravità.

Il messaggio che esse ci lasciano è perentorio: abbiamo fatto fino in fondo il nostro dovere; voi fate il vostro affinché lo strazio non si ripeta.

 

 

 

 

7 ott 2011

Sul nord Italia l'autunno caldo del meteo

“Sul nord Italia l’autunno caldo del meteo”, titolava il paginone interno de “La Stampa” del 1° ottobre scorso. Un’esauriente panoramica del caldo torrido nel folle mese di settembre, durante il quale agli alberi sono cadute le foglie e contemporaneamente ne sono spuntate di nuove, insieme a gemme e fioriture primaverili; mentre si liquefanno i ghiacciai eterni e le calotte polari. Con temperature che trovano riscontro solo andando a ritroso di secoli, superiori di 2-3 gradi centigradi a quelle medie, già in aumento degli ultimi decenni.

Che si stia guastando qualcosa di importante negli equilibri del globo terracqueo, costituitisi nel corso di milioni di anni, è ormai una conclusione che accumuna studiosi e scienziati, basata su misurazioni e osservazioni serie ed attendibili. Le cause principali sono attribuite a dissennati comportamenti umani ed a stili di vita eccessivi: si depreda la natura patrimonio di tutti i viventi, usando violenza per accaparrarsela; in parte del mondo si abusa di prodotti alimentari e di altri beni di consumo, mentre dall’altra se ne patisce la penuria fino a morirne!

Lo stesso giornale citato, in un articolo di Luca Fornovo, tratta del piano presentato dal ministro Tremonti, per valorizzare gli immobili dello Stato e ridurre il debito.

Il documento risulterebbe infarcito di errori marchiani che ne inficiano credibilità e validità. Si sospetta addirittura che esso sia frutto di “qualche maldestro copia e incolla” tanto che, “scherza un banchiere d’affari, se avessi illustrato una presentazione del genere a un cliente forse mi avrebbero cacciato”.

Proprio così, rileggerlo per sincerarsene.

Perché l’accostamento di due argomenti così diversi?

Perché in entrambi, comportamenti umani riprovevoli arrecano gravi danni agli interessi generali ed al bene comune.

In un caso infatti la materiale, oggettiva impossibilità del Pianeta di riprodurre quanto gli viene proditoriamente sottratto, ne causa il degrado ed il collasso. Mentre nell’altro, le gravi manchevolezze sul piano della serietà e qualità confliggono in modo irrimediabile con quanta ne occorrerebbe per vivere in uno Stato di diritto.

Quindi comportamenti siffatti, non possono più essere accettati né tollerati.

Agli Stati il compito di provvedere in conformità. Ai cittadini ed ai popoli la vigilanza ed il controllo affinché ciò avvenga.

 

 

 

 

3 ott 2011

Peperoncino

Il centrosinistra astigiano è partito coi giovani verso le primarie di coalizione per il candidato sindaco, in vista delle elezioni comunali di Asti del 2012.

Si tratta di un peperoncino che insaporisce e stimola la politica e ravviva l’interesse per le cose da fare, nella difficile fase che il lavoro e l’economia stanno attraversando, con pesanti, negativi riflessi sulla vita di cittadini, famiglie, imprese.

Con le primarie i cittadini hanno la possibilità di indicare la persona giusta da eleggere alla guida della città, nonchè di maturare e confrontare idee e proposte da inserire nel programma che ne indirizzerà l’operato. Aperte a tutti i cittadini, i quali potranno scegliere tra i nomi già passati al vaglio delle forze della coalizione di centrosinistra, oppure indicarne altri.

Un modo per partecipare ed esprimere direttamente la propria volontà, per l’esercizio della quale i partiti siano, ad un tempo, promotori e sostenitori importanti.

Le primarie sono particolarmente utili in realtà grandi e complesse, nelle quali i partiti da soli stentano a costruire sintesi soddisfacenti. Non sono risolutive in sé, ne sostitutive di altre soluzioni possibili, tra le quali scegliere la più adatta alla situazione data. Di certo sono un’ulteriore occasione per praticare la democrazia, cui, se ricordo bene, ha fatto ricorso l’Ulivo prima, poi l’Unione, quindi ripetutamente il Partito Democratico e più recentemente le coalizioni di centrosinistra, con risultati positivi ed a volte sorprendenti.

Come a Milano con la vittoria di Giuliano Pisapia e nella regione Puglia con Nichi Vendola, poi eletti rispettivamente sindaco e presidente della giunta con vasto consenso; superiore alla somma dei voti delle forze delle coalizioni che essi capeggiavano.

A dimostrare l’assunto che si possono fare scelte oculate anche senza ricorrere alle primarie, c’è l’esempio di Nizza Monferrato, cittadina in provincia di Asti, nella quale il centrosinistra ha realizzato un’apprezzabile convergenza su Flavio Pesce candidato sindaco, prevalendo poi sull’agguerrito centrodestra presentatosi diviso alle elezioni.