23 dic 2013

Che nessuno manchi del necessario per vivere.

Con il S. Natale alle porte ed il Capodanno sono di prammatica gli auguri che formulo di tutto cuore.

Ribadendo subito che nulla deve restare di intentato affinché ogni persona possa lavorare secondo le proprie capacità e ricavare il necessario per vivere dignitosamente.

Si tratta della priorità assoluta che la politica, le istituzioni e le classi dirigenti del Paese nel loro insieme hanno, e di cui debbono rispondere, dimostrando concretamente di mettercela tutta.

Curando che nel frattempo nessuno manchi del necessario per vivere.

Per raggiungere questi obiettivi sono auspicabili governi e maggioranze parlamentari stabili, che ottemperino agli impegni assunti. Qualora siano inadempienti e/o incapaci, si possono cambiare osservando le prescrizioni dettate dalla Costituzione.

Le proteste e le proposte dei cittadini sono stimoli vitali per la democrazia, la politica e il buon funzionamento delle istituzioni.

Ai partiti ed altre organizzazioni operanti con metodo democratico, il compito costituzionalmente previsto di offrire ai cittadini il supporto per fare valere le loro esigenze, necessità, bisogni.

Se essi vengono meno ai loro doveri sono puniti dai cittadini insoddisfatti, che se ne allontanano. Nei casi più gravi interviene la magistratura sanzionando le persone colpevoli.

Nei giudizi che si esprimono sul loro operato evitare di fare di ogni erba un fascio. Cioè distinguere tra chi si comporta male e/o disonestamente, e quanti mantengono la schiena dritta.

Per modo che il disamore per i partiti e le organizzazioni similari non si trasformi in disaffezione per la politica in quanto tale, ritenendola inadeguata e/o incapace di risolvere i problemi del nostro tempo. E con essa vengano meno la speranza, la fiducia e la voglia di occuparsene.

Perché la politica, la speranza, la fiducia e la voglia sono gli elementi su cui puntare per farcela adesso, e per costruire un futuro nuovo.

Con le differenze che ci contraddistinguono che concorrano per conquistare una inedita prevalenza, leadership di qualità, costituita dalla sintesi dialettica del meglio di ciascuno.

Ancora Buone Feste a tutti!

 

17 dic 2013

Sull'attuale situazione politica italiana.

Sull’attuale situazione politica italiana, e per quanto può valere, la penso così.

Negli ultimi vent’anni e nel loro insieme: partiti, istituzioni, economia, cultura, lavoro, hanno prodotto politiche inadeguate e di modesta qualità, rispetto alle esigenze del Paese di stare al passo coi tempi. Eccetto forse nel quinquennio dell’Ulivo 1996-2001, durante il quale siamo entrati nell’euro ed il debito pubblico è sceso al 103% del Pil.

La crisi in atto rimarca ed accentua le debolezze che ne sono conseguite.

Nonostante ciò il peggio sta passando, ma ci attendono ancora tempi che metteranno alla prova la nostra volontà e capacità di riprenderci il posto che ci spetta, non lasciando nel frattempo soli cittadini, famiglie, imprese in difficoltà, e che a nessuno manchi il necessario per vivere dignitosamente.

Per ottenere questi risultati il 90% degli italiani che possedeva il 50% del risparmio privato, lo sta spendendo per aiutarsi ed aiutare. Mentre il restante 10% di italiani che possiede l’altro 50% deve porvi mano per alimentare la buona economia, la creazione di posti di lavoro, e più in generale iniziative ed attività che aiutino e sostengano la produzione di beni e servizi per la buona qualità di vita. Individuando convenienze nuove e giuste che esistono, per agire così; piuttosto che darsi alle speculazioni finanziarie o peggio, a danno di altri e senza aggiungere un euro alla ricchezza reale, costituita unicamente dal risparmio sul frutto del proprio lavoro e dal lecito tornaconto sull’attività d’impresa.

Mentre l’ibrido governo Letta fa onestamente la sua parte perché la situazione migliori, si avviino le riforme possibili, si abolisca il finanziamento pubblico ai partiti, si approvi la nuova legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere i proprii rappresentanti e confermi il sistema bipolare, in cui chi vince disponga della maggioranza parlamentare per governare.

Infine tocca a tutti discernere tra la protesta democratica, da fare propria per risolvere meglio i problemi, e l’inaccettabile strumentalizzazione del malessere, da respingere.

Utilizzando ogni stilla di energia, ogni euro reperibile per uscire dalla crisi, con il lavoro e lo studio ed uno sviluppo nuovo.

 

Via crucis.

Lunedì 9 dicembre scorso a Torino i “forconi” mi hanno costretto a spostarmi sui miei cigolanti ginocchi, perché i mezzi pubblici andavano in rimessa interrompendo la loro corsa, i centralini dei taxi non rispondevano e non c’era altro modo per rientrare a casa.

Dopo una via crucis da non dire, mi hanno aiutato i tranvieri del deposito nei pressi, facendomi salire su un tram che stava entrando in servizio.

Tutto questo mi ha sollecitato a riflettere su di loro, per quanto ho visto, sentito e letto.

Si tratta di un movimento di protesta che s’è dato un canovaccio che adatta alle situazioni in cui decide di operare. In non molti riescono a mobilitare e capeggiare proseliti disponibili lì per lì, coinvolgendoli in iniziative anche importanti come blocchi stradali e ferroviari, senza apparentemente porsi alcun problema sulle conseguenze dei loro comportamenti.

Con modi spicci inducono le persone in disaccordo a soggiacere alle loro pretese.

Costituiscono una variegata nebulosa che si fregia della sigla, riservandosi però una notevole autonomia operativa.

Intercettano insoddisfazione e malcontento ed esigenze reali, cavalcandole però a propria discrezione.

Al loro interno c’è di tutto un po’: dagli ultrà calcistici agli estremisti di destra, e perfino chi inneggia a non andare tanto per sottile.

Quindi s’é andati ben oltre gli intendimenti originari dei fondatori del movimento, al punto da ritenere che altre siano attualmente le finalità che esso persegue. E che non essendo note e dichiarate, né riconducibili a qualcuno che ne risponda, il tutto vada considerato con particolare attenzione e prudenza.

 

12 dic 2013

Primarie PD.

Le elezioni primarie dell’8 dicembre scorso per eleggere il segretario nazionale del Partito Democratico le hanno vinte innanzitutto i ben oltre 2 milioni e mezzo di cittadine/ni che, in barba alle più tristi previsioni e timori, hanno affollato già di primo mattino i 9 mila seggi, continuando imperterriti fino a sera.

E di questi quasi un milione di non iscritti al Partito Democratico, che hanno concorso a dare vita ad una giornata di buona politica.

Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati dopo una civile, intensa campagna elettorale, hanno riscosso rispettivamente il seguente consenso: 68% circa, 18% circa, 14% circa.

Matteo Renzi è quindi il nuovo segretario nazionale del Partito Democratico.

A risultati rapidamente noti, i tre protagonisti si sono espressi in modo sobrio e misurato, come non accadeva da tempo nel nostro Paese.

Tutti e tre hanno dichiarato di continuare il lavoro intrapreso, in ruoli diversi come disposto dagli elettori, con rinnovata lena per giovare all’Italia con il partito.

La nuova generazione compie così un passo avanti importante, per dotarsi degli strumenti che le consentono di affrontare i problemi con piglio ed energie consone, giovandosi di disponibilità e competenze da attingere nel partito, nella società civile e altrove, e suscitandone di nuove.

Nel giro di un giorno Renzi ha presentato la sua segreteria composta da sette donne e cinque uomini, all’incirca suoi coetanei, con cui opererà per la realizzazione degli obiettivi e priorità dichiarate in campagna elettorale, tra cui: l’impegno per uscire dalla crisi con il lavoro e nuovo sviluppo, la nuova legge elettorale che garantisca scelte sovrane agli elettori, il bipolarismo, la governabilità, la riduzione dei costi della politica con subito risparmi per oltre un miliardo, la riduzione del numero dei parlamentari, il prevalere di un sano pragmatismo fondato sulla capacità di assumersi responsabilità.

Il tutto sottoposto a periodiche, stringenti verifiche per accertarne la realizzazione.

Obiettivi e priorità da condividere con il governo Letta e da sottoporre al voto di fiducia del Parlamento.

Facendo ognuno la propria parte in dialettica unità d’intenti, in modo da pervenire a nuove elezioni nel 2015, cioè dopo il semestre in cui tocca all’Italia la presidenza del Consiglio dell’Unione europea (luglio – dicembre 2014).

 

 

9 dic 2013

Una lacrima nera.

Per salutare e onorare Nelson Mandela non so fare di meglio che richiamare la vignetta che Vauro ha disegnato nel corso di “Servizio Pubblico” di giovedì scorso su La 7: una lacrima nera.

“La Stampa” del 6 dicembre scorso pagine di Asti torna giustamente sul tema del servizio ferroviario, che con gli orari di prossima applicazione penalizzano Asti e l’Astigiano, non tenendo conto delle motivate esigenze prospettate da interlocutori istituzionali: Province e Comuni, dal Comitato Pendolari, da esperti e fruitori.

Tra questi ultimi il giornale dà la parola a Oscar Ferraris che di trasporti ferroviari ne sa parecchio, anche per esperienza professionale, ed a Simonetta Millacci abbonata annuale, che ha scelto coraggiosamente il treno come mezzo per muoversi, e si sente tradita dai Dirigenti Regionali che se ne occupano.

Siccome m’annovero tra i clienti di lungo corso delle ferrovie, aggiungo la mia alle loro ragioni che condivido nella sostanza.

È di tutta evidenza che i collegamenti di Asti e dell’Astigiano con Milano attraverso Alessandria, già carenti e farraginosi, peggiorano ulteriormente se si tolgono treni essenziali utilizzati dai pendolari per arrivare al lavoro in orario, e riducono le opportunità di collegare efficacemente le due realtà, anche in vista dell’Expo 2015.

Quindi chi di dovere deve compiere ogni utile azione che eviti questa iattura e consenta una mobilità consona tra Asti e Milano, con implicito giovamento per i viaggiatori che si fermano ad Alessandria.

Ben vengano quindi intese con Trenord, se capaci di migliorare il servizio nei confronti dell’attuale utenza e dell’incremento che per certo deriverà.

Perché correre anche solo il rischio di fare di Asti e dell’Astigiano un’enclave negletta dal punto di vista dei collegamenti ferroviari interni e nazionali, rappresenterebbe una insopportabile e imperdonabile insipienza.

3 dic 2013

Amarcord

Amarcord, o il tentativo di tirare le fila per cogliere il senso del proprio percorso esistenziale. Testimoniando quanto segue.

L’andare del Messo per le borgate del Comune a leggere le disposizioni del Podestà, attirando l’attenzione con il rullare del tamburo a tracolla.

La luce elettrica al posto del lume a petrolio: una festa, avevo 6 anni.

La presenza dell’organetto a manovella spinto a mano nei cortili, con musichette d’epoca e l’omino che raccontava ad alta voce fatti tremendi di cronaca nera o spassose vicende d’amore, raccogliendo le monetine che l’uditorio gettava di sotto.

Il primo pudico bacio con la coetanea di 11 anni; la scoperta del lago a 16 e del mare durante il servizio militare di leva.

Il parto della mucca con il vitello di razza, tratto dal ventre da uomini alacri nella stalla.

Tante conchiglie larghe una mano in un dirupo accessibile a tutti.

Gli scoppi come di petardi, nelle notti d’inverno per il gelo che gonfia gli umori vitali degli alberi fino allo schianto. Arabeschi di ghiaccio alla finestra.

Il depositare dell’uovo di gallina nel nido tra il fieno nella “trava’”.

La pigiatura dell’uva coi piedi nell’“arbri”, col mosto che gorgoglia odoroso e svelto attraverso il foro all’estremità.

La sfogliatura del granoturco la sera, canticchiando, raccontando, ascoltando.

Il gallo a farla da padrone nel pollaio, con le galline in attesa.

La picchiata repentina del falchetto su un gruppo di pollastre in pastura.

Ragazzotto al lavoro per 0,20 lire all’ora, con il latte che costava 0,80 lire al litro.

L’apprendimento di rudimenti di latino facendo il chierichetto in chiesa.

La trasformazione di bossoli di mitraglia da aeroplano raccolti nei prati dopo le incursioni, in verderame per le viti.

La produzione di olio alimentare durante il razionamento bellico del cibo, spremendo nocciole con torchietto rudimentale.

Un’incursione aerea, l’impiccagione del partigiano Luigi Capriolo per mano nazifascista e l’uccisione del partigiano Domenico Tamietti in uno scontro a fuoco.

Il baratto di un bottiglione di acqua di mare per ricavarci sale, con una salciccia del maiale macellato da poco.

La posizione della locomotiva in mezzo al treno mascherata da vettura, per difenderla dagli attacchi aerei.

La consuetudine del canto in famiglia con genitori e figli.

Il viaggio di pendolari in treno su carri bestiame al buio, seduti sul pavimento, per anni a guerra finita.

Il bagno in casa solo dopo il matrimonio.

Una giornata di lavoro piena cui seguiva la scuola, per migliorare le condizioni di vita.

Ancora a scuola per imparare l’uso del computer.

 

 

 

Primarie PD.

Come immagino le primarie ed i suoi esiti dopo l’elezione del segretario nazionale del Partito Democratico l’8 dicembre prossimo, cui possono partecipare tutti gli elettori e le elettrici che ”dichiarano di riconoscersi nella proposta politica del Partito, di sostenerlo nelle elezioni, e accettino di essere registrate nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori”.

Intanto con molte donne e uomini di ogni età, che si recano ai seggi per decidere chi dei tre candidati: Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati, sarà il segretario nazionale.

Che chiunque vinca associ al suo lavoro gli altri due, dando vita ad una squadra tosta la cui sfida quotidiana sia distillare il meglio di ciascuno, farne la sintesi e porla al servizio dell’Italia.

Non portarsi appresso posizioni che hanno fornito stimoli, vivacità e contributi ai dibattiti congressuali, con l’elezione degli organi del Partito a tutti i livelli, nonché la scelta dei candidati alle primarie stesse per la segreteria nazionale; ma che diventerebbero remore o peggio, se cristallizzate e contrapposte a sé e per sé all’interno del Partito.

Che la pluralità di pensiero e di voci sia considerata una ricchezza, da cui il Partito fa scaturire migliori e più eque soluzioni per i problemi da affrontare. Attribuendo la priorità a quelli di chi sta peggio, e ponendo al primo posto onestà, probità, competenza, testimoniate dal vissuto personale e compendiate nelle parole ”disciplina e onore” contenute nell’art. 54 della Costituzione.

Operare affinché il governo Letta completi il programma sul quale ha ottenuto la fiducia del Parlamento, ed in particolare crei lavoro, riduca l’evasione fiscale, abbassi il debito pubblico dello Stato, avvii le riforme istituzionali, pervenga alla nuova legge elettorale.

Insistere affinché l’Europa adotti politiche di sviluppo che consentano agli Stati membri in difficoltà di superarle. E si dia istituzioni continentali per operare da protagonista in politica estera, economia e finanza, difesa, immigrazione.

Che il Partito Democratico sia d’esempio nell’affermare, promuovere e praticare i diritti-doveri civili, la solidarietà, l’equità, la giustizia sociale, che caratterizzano i rapporti nelle società e democrazie evolute. E si colleghi in Europa con le organizzazioni che già operano in questo senso.

 

Se c'è qualcosa che non va diciamocelo.

Ancora su come uscire dalla crisi col lavoro e per uno sviluppo nuovo, riducendo il debito dello Stato dall’attuale 130% del Pil al 100%.

Se ne esce lavorando in di più, in prospettiva tutti, e meglio. Per ottenere questo risultato occorre investire in modo mirato; ma per fare ciò lo Stato non ha i denari necessari.

Il 90% degli italiani ha ormai consumato i risparmi per stare a galla.

Invece il 10% possiede patrimoni per 4500 miliardi. Da lì devono uscire gli investimenti per ripartire; lasciando ai privati interessati la scelta tra il prelievo fiscale dell’ammontare necessario, oppure orientare i proprii investimenti in modo appropriato per ottenere il risultato desiderato.

Allo Stato il compito di proporre un quadro generale equo e credibile entro cui operare queste scelte.

Sempre allo Stato compete ridurre il proprio debito sotto il 100% del Pil, senza gravare ulteriormente sui contribuenti ormai esausti, specie se percettori di redditi fissi: stipendi, salari, pensioni, ecc., risparmiando 30 miliardi in 3 anni sul totale della spesa pubblica di 800 miliardi l’anno; e ricuperandone altrettanti dall’evasione fiscale di oltre 150 miliardi annui. Ed inoltre cedendo con oculata capacità porzioni di patrimonio non indispensabili per il suo buono e sano funzionamento. Ed ancora utilizzando le economie sui pagamenti degli interessi sul debito via via decrescente; nonché giovandosi dell’aumento del Pil con l’economia in ripresa.

Come ordini di grandezza ricordiamoci che un punto del debito pubblico vale circa 16 miliardi ed i punti da diminuire sono 30. Quindi in totale servono 480 miliardi nell’arco di una quindicina d’anni; cioè 32 miliardi l’anno.

Parrebbe tutto alla nostra portata senza sconvolgere alcunché.

Si tratta certo di ipotesi da uomo della strada, seppure con qualche esperienza.

Se c’è qualcosa che non va diciamocelo. Grazie.

 

26 nov 2013

Pendolari tra Asti e Torino.

Trenitalia sceglierebbe l’occasione dell’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario del 15 dicembre prossimo per realizzare economie a scapito dell’utenza, sulle tratte verso Genova e Piacenza-Bologna.

Ne risulterebbero particolarmente penalizzati i pendolari tra Asti e Torino Porta Nuova, con drastiche riduzioni delle fermate nelle stazioni di Villanova e Villafranca, e dei treni che raggiungono e partono da Porta Nuova.

Il Comitato dei pendolari si è immediatamente attivato rivolgendosi alle autorità locali e regionali e chiedendo conto a Trenitalia di quanto bolle in pentola.

Sarebbero giunte risposte interlocutorie e disponibilità a intervenire con aggiustamenti di dettaglio.

Siccome si tratta di decisioni gravide di conseguenze per migliaia di persone, non si potrà non rispondere nel merito delle motivate esigenze di cui esse sono portatrici.

Intanto stupisce l’insistenza di Trenitalia nell’adottare provvedimenti che ignorano problemi e istanze di questa significativa parte del territorio piemontese; già oggetto di limitazioni del servizio per accedervi e spostarsi all’interno, nonché nei collegamenti con realtà importanti dal punto di vista economico-turistico e di promozione e valorizzazione delle proprie potenzialità, anche in vista di Expo 2015 a Milano.

Mentre è di tutta evidenza che sui trasporti ferroviari per pendolari è messa alla prova la capacità della dirigenza di ottimizzare il rapporto qualità/prezzo, contenendo il vantaggio immediato per Trenitalia, in vista di più generali benefici che riguardano la vita e l’economia del territorio servito, di cui si giovano tutti.

Infine cittadini, famiglie e aziende sono chiamate a razionalizzare i proprii comportamenti e stili di vita, improntandoli a sobrietà ed oculato utilizzo delle risorse, affinché tutti possano guadagnarsi da vivere dignitosamente con il frutto del proprio lavoro.

Anche Trenitalia, società partecipata a maggioranza dallo Stato, è chiamata a fare autonomamente la sua parte in proposito.

Che ricomprende l’utilizzo contingente di risorse prodotte da iniziative più remunerative, per realizzare uno sviluppo equilibrato dell’insieme dei servizi erogati dall’Azienda.

Come del resto dispone autorevolmente e tra l’altro l’art. 41 della Costituzione: “La legge determina i programmi ed i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

 

 

 

22 nov 2013

Fatti del giorno.

Settemila circoli e 300.000 votanti del Partito Democratico hanno deciso che a contendersi l’elezione a segretario nazionale del Partito saranno Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, mentre Gianni Pittella, buon ultimo, rimane fuori.
Il gran giorno delle primarie aperte a tutti, cioè muniti o meno della tessera del Pd, sarà l’8 dicembre prossimo. Si prospetta una numerosa partecipazione al voto che, nei fatti, costituisce il passaggio generazionale delle consegne, al quale potranno intervenire da protagonisti elettrici/tori che lo desiderano.
È il nuovo, con le relative speranze e incertezze che lo contraddistinguono.

In Sardegna nel corso di un solo giorno sono caduti 400 millimetri di pioggia per metro quadrato, cioè quanti ne cadono mediamente in 6 mesi.
Ed è successo il disastro che conosciamo, con la morte di sedici persone. Analoghe precipitazioni s’erano già avute in passato a memoria d’uomo con conseguenze non così nefaste.
Ad aggravare gli effetti di un concomitante sommarsi di condizioni meteoriche avverse sono state le modifiche peggiorative dei luoghi e relative aree di esondazione dei corsi d’acqua, il rarefarsi di ordinari interventi manutentivi , specie dei bacini imbriferi e l’inadeguato rimboschimento dei pendii atto a rinsaldare la tenuta dello strato di terreno superficiale per il trattenimento in situ della maggiore quantità possibile di pioggia.
A tutto questo dobbiamo e possiamo provvedere con costante continuità nel tempo.

Sono 32 miliardi in 3 anni i risparmi che il commissario ad hoc Carlo Cottarelli e il ministro Fabrizio Saccomanni si prefiggono di realizzare sui circa 800 miliardi di spesa pubblica dello Stato. Una piccola importante rivoluzione che può essere espressa in 2 punti di Pil, ovvero in circa mezzo milione di posti di lavoro diretti, e molti di più per la virtuosa emulazione indotta.
Una significativa inversione di tendenza rispetto ai 4 milioni di posti di lavoro persi negli ultimi 5-6anni.

I giovani sono i protagonisti dell’ottimo risultato (47% circa) ottenuto dalla candidata del centrosinistra alla presidenza del Cile Michelle Bachelet nei confronti dell’avversaria la conservatrice Evelyn Matthei. L’ultima parola spetta al ballottaggio che si terrà il 15 dicembre prossimo nel quale la Bachelet ha ottime possibilità di farcela.

18 nov 2013

Francis Bacon.

I giornali del 14 novembre scorso hanno raccontato che alla recente asta di Christie’s a New York, un trittico di Francis Bacon è stato venduto per la somma record di 142,4 milioni di dollari. Lasciando intendere che l’acquirente, per conto del quale ha operato un mercante d’arte, possa essere un magnate della Repubblica Popolare Cinese.

In pari data “La Stampa” pagine di Asti, ha titolato su quattro colonne un benaugurante: “Alla Waya si è tornati a fare ammortizzatori”, subito temperato dal sottotitolo: “Il sindacato frena: piccolo segnale, ma nessuna illusione”.

Com’è noto la storica fabbrica di Asti, dopo molte vicissitudini è stata acquistata qualche anno fa ad un prezzo di saldo, poco più di un milione di euro, da una multinazionale cinese.

E degli oltre 200 operai ancora in forza all’azienda al momento dell’acquisto, ora ne sarebbero tornati al lavoro una ventina, tutti con contratti a termine.

I due fatti suggeriscono alcune riflessioni.

Il boom iniziato in Cina sul finire del secolo scorso, ha consentito l’accumulo di enormi ricchezze, con il lavoro a ritmi elevati e orari protratti di moltitudini di persone.

Queste ricchezze finiscono spesso nelle mani di nuovi personaggi, che emergono dai repentini e profondi mutamenti che si verificano nella società.

I quali anziché disporne il reimpiego a sostegno dello sviluppo per tutti, possono privilegiare il piacere, l’emozione ed il godimento personale, derivante dal possesso e dalla visione riservata di opere d’arte uniche ed irripetibili.

Mentre nel nostro caso basterebbe un investimento pari al 10% di quanto speso per acquistare i tre quadri, per ridare slancio all’attività produttiva della Way Assauto, riportando al lavoro gli operai ancora a casa.

Dando così della Cina l’immagine comprensibile di un grande Paese che condivide il comune impegno per un progresso globale.

 

 

 

14 nov 2013

Cauto ottimismo.

Ieri il solito rituale pessimismo sulla situazione economica e sui conti pubblici dell’Italia.
Oggi cauto ottimismo che arriva dall’asta dei Bot annuali venduti per 6,5 miliardi di euro con un interesse dello 0,688%, assai favorevole per le casse dello Stato; da Bankitalia che si rifà alla solidità finanziaria delle famiglie, al miglioramento dei conti con l’estero ed ai segnali di ripresa dell’attività produttiva; dalle Agenzie di rating che evidenziano un futuro prossimo con qualche miglioramento, e dall’OCSE che vede il nostro Paese più attivo nell’Eurozona insieme alla Francia.
Si tratta di valutazioni che incoraggiano a proseguire nella virtuosa politica di gestione dei conti pubblici e del parallelo vigore nelle scelte ed iniziative che aiutino una nuova sana ripresa, con il lavoro a fare da fulcro, appoggio di tutte le leve che possono positivamente contribuire.
Perché non è purtroppo scontato che la ripresa porti all’automatico recupero dei posti di lavoro persi e ne aggiunga di nuovi.
Né è pensabile che dopo anni di crisi si possa tornare come se niente fosse al tran tran precedente, che della crisi è stata una concausa.
Parrebbe invece utile e necessario cogliere l’occasione per inverare alcuni principi che discendono dall’applicazione concreta della nostra Costituzione.
A tutti deve essere data la possibilità di vivere dignitosamente con il frutto del proprio lavoro (artt. 1 e 4).
Se lavorare non basta per vivere dignitosamente ma bisogna indebitarsi, è una ingiustizia cui porre socialmente rimedio (art. 36).
Indebitarsi investendo per migliorare la propria vita e quella altrui, e con gli utili pagare il debito, rientra nell’ordine naturale delle cose (art. 41).
La ricchezza, cioè il frutto del lavoro umano risparmiato, è fonte di progresso (art. 47).
Dei benefici della ricchezza prodotta devono godere equamente quanti vi hanno contribuito (artt. 41 e 42).
Quanto precede postula, richiede di raggiungere nel medio periodo due obiettivi prioritari: il lavoro per tutti e la riduzione del debito pubblico al di sotto del 100% del Pil (Prodotto interno lordo).

13 nov 2013

Andando per Torino lungo Corso Vittorio Emanuele II dal Po verso Porta Nuova.

Andando per Torino lungo Corso Vittorio Emanuele II dal Po verso Porta Nuova, sulla destra poco oltre via Accademia Albertina, c’è un Pub speciale. Frequentato perlopiù da giovani, ma anche da persone più avanti negli anni, specie in occasione di avvenimenti sportivi in tivù, calcistici in particolare.

Alle partite importanti i giovani vi assistono come se fossero in curva: sciarpe, cappelli, magliette, bandiere ed altri gadget, manifestazioni di giubilo o scoramento, ironie e sfottò.

Il tutto accompagnato da ottima birra e da cibo, se l’ora è appropriata o c’è l’uzzolo.

I prezzi sono alla portata di tasche anche non molto fornite e la qualità complessiva soddisfacente.

A rendere l’insieme accettabile e perfino piacevole, provvede un aitante gestore sui cinquanta, coadiuvato da giovani donne e uomini che servono al banco ed ai tavoli.

Gli eccessi si prevengono richiamando garbatamente e con equanime fermezza i più vivaci fin dall’inizio.

Ad evitare che si trascenda nel bere, è lo stesso gestore che consiglia amichevolmente i giovani avventori come comportarsi per non stare male.

Nelle gare di livello internazionale sono presenti tifoserie che s’incontrano raramente; con i freni inibitori allentati quelle in trasferta. Eppure anche in queste circostanze l’accortezza del gestore evita il verificarsi di incidenti incresciosi.

Sono stato presente con la mia birretta da ottuagenario a questi comportamenti, e mi sono tornati in mente gli insegnamenti di don Ciotti, che già molto tempo fa sosteneva l’importanza della funzione educativa svolta da persone preparate, che hanno a che fare con i giovani, nel corso del loro lavoro e nei più svariati momenti della giornata; ed alle quali i giovani riconoscono una meritata autorevolezza.

Insegnamenti che risultano concretamente applicati nella fattispecie ricordata, e confermano intatta la loro validità.

 

 

 

Occorrono 18 miliardi di euro.

All’Atac di Roma, storica azienda tranvie e autobus, sono venuti alla luce biglietti falsi per 70 milioni, venduti per anni dalla stessa Atac.

Connivenze? controlli inadeguati? altro? Se ne occuperanno gli inquirenti ed i magistrati.

Intanto si ripulisca l’azienda, adottando nei confronti dei responsabili del servizio interessato, i provvedimenti previsti dalle norme interne.

Uno scandalo maturato con la Giunta Alemanno; una gatta da pelare per il nuovo sindaco Marino. Le beffe per gli utenti dei trasporti capitolini, ingannati dai preposti a fornire servizi efficienti al giusto prezzo. Per tutti l’amara considerazione che non si è paese civile senza principi etici condivisi e concretamente praticati. A partire dall’onestà, che non è una caratteristica che tocca in sorte, ma un’impegnativa scelta di vita coerentemente applicata giorno dopo giorno.

 

I ritardi nel fare le cose, pur reputate necessarie e possibili, sono anche dovuti all’insufficiente comprensione che di esse hanno i cittadini. Urge quindi sviluppare il sapere per capire questo tempo e incidervi. Utilizzando magari disponibilità e competenze che la crisi relega inattive ai margini.

In questo senso la mobilitazione cui Papa Francesco ha chiamato la Chiesa, potrebbe rappresentare un esempio stimolante e coinvolgente.

 

Il devastante tifone sulle Isole Filippine non è una maledizione, ma la drammatica conseguenza di dissennati comportamenti umani, che stanno deteriorando delicati equilibri su cui si regge la vita sulla Terra. Porvi rimedio dipende solo da noi. Con responsabilità proporzionate al potere di cui si dispone.

 

Per sconfiggere, scacciare la crisi bisogna creare lavoro, unico modo per produrre vera ricchezza.

Un posto di lavoro costa mediamente 60.000 euro; in Italia ne mancano 4 milioni. Per ripartire supponiamo di crearne 300.000. Quindi occorrono 18 miliardi di euro, poco più di un punto di Pil.

In Italia questi denari ci sono; chi li ha li metta. Meglio presto, prima che le circostanze lo impongano.

 

 

5 nov 2013

Smagliature operative.

Ancora considerazioni dopo quelle di due giorni fa, relative ai congressi locali del Partito Democratico.

La partecipazione facilitata con il tesseramento lì per lì ai lavori congressuali ed alle votazioni per il rinnovo dei coordinatori dei circoli, dei segretari provinciali e dei delegati ai congressi provinciali, avrebbe richiesto un coinvolgimento maggiore nei dibattiti e nei confronti, in particolare per le “new entry”, che purtroppo non c’è stato.

D’altro canto l’adozione di adempimenti formali meno implicanti del tesseramento, come avvenuto ed avverrà per la partecipazione alle elezioni primarie, avrebbe creato inammissibili disparità tra tesserati e non, consentendo a questi ultimi pari diritti senza assumersi i corrispondenti doveri.

Quindi il tesseramento su due piedi per funzionare richiede un di più diffuso di senso di responsabilità e di etica. Che non accetta di acquisire semplicisticamente ed in modo acefalo dei numeri, semmai intensifica e migliora il lavoro per costruire consensi consapevoli.

Ricordandosi dell’importanza della prevenzione. E che germi e virus attaccano in prevalenza organismi vulnerabili – partiti compresi – il cui sistema immunitario è per qualche ragione carente.

Rafforzarne perciò l’efficienza e curarne il buon funzionamento, dissuade e previene gli attacchi. E se si dà comunque il caso, li contrasta con autonoma immediatezza ed efficacia.

Ci si renda infine conto che l’inedita procedura adottata per il tesseramento ha lasciato spazi di discrezionalità, con i quali gli addetti ai lavori hanno giocoforza dovuto fare i conti, anche improvvisando.

È possibile che in tali circostanze si siano verificate smagliature operative di cui avrebbe approfittato una malintesa competitività, con forzature, abusi e/o altro.

Di cui, se ricorrono gli estremi, se ne occuperanno i preposti organi di partito, cui compete altresì rimediare alle anomalie procedurali emerse nel corso della recente esperienza applicativa.

 

3 nov 2013

Incominciamo dagli errori.

Quando uscirà questa paginetta i congressi del Partito Democratico a livello locale e provinciale saranno pressoché svolti, e si conosceranno i cambiamenti cui hanno dato luogo.
Augurandoci fin d’ora che gli stimoli che hanno animato il confronto congressuale si ricompongano nella coesione indispensabile per continuare con rinnovata lena il lavoro verso l’uscita dalle difficili condizioni in cui viviamo.
Già ora è però possibile trarre dall’impegno profuso alcune indicazioni, utili per confermare molte cose buone fatte, individuare quelle migliorabili, e gli errori da evitare in futuro.
Incominciamo dagli errori.
Avere consentito a tutti i cittadini che lo desiderano di partecipare al voto, tesserandosi senza particolari formalità, ha significato offrire ulteriori opportunità per occuparsi di politica, condividendo idealità, principi, orientamenti e modi di fare, ricavandone apporti nuovi e disponibilità di cui giovarci tutti.
Tralignare, discostarsi dalla “ratio” che ha motivato questa scelta, abusarne, non è cosa accettabile e può diventare biasimevole, riprovevole, o peggio, quanto maggiore risulta lo scostamento.
Quindi se e dove si è incorsi in questo errore esso sarà certamente rilevato e sanzionato dai preposti organi di Partito, rimediando altresì agli eventuali esiti alterati che ne siano conseguiti.
Circa le cose migliorabili si attende che conclusi i congressi non ci siano vincitori e vinti, ma che tutti i talenti e quanto di buono è emerso sia utilizzato in modo appropriato.
Potendo contare su competenze, ruoli e responsabilità assegnate, per perseguire insieme con determinazione gli obiettivi democraticamente decisi.
Ci sono infine le cose buone e sono tante. A partire dal lavoro organizzativo svolto encomiabilmente dagli organici di Partito ormai ridotti all’essenziale, e da una moltitudine di volontari compresi i candidati ai vari livelli.
La mobilitazione ha suscitato un interesse diffuso che ha portato alle iniziative ed ai seggi un numero rilevante di cittadini.
Se si può paragonare il Partito Democratico ad una persona, si può dire che essa si trova all’età della pubertà – adolescenza in cui si manifestano le potenzialità, che curate e sviluppate portano ad una giovinezza vigorosa e feconda su cui contare, per costruire col lavoro in Italia un futuro per sé e migliori condizioni di vita per tutti.

28 ott 2013

Celeste.

Ho ricevuto via email questa lettera e la propongo tal quale rimarcando il forte senso di partecipazione che la ispira.

 

ciao Giovanni,

leggo attentamente le tue riflessioni sulle tematiche di attualità, secondo me comunque  da troppo parliamo di crisi, di mancanza di risorse, di difficoltà a trovare lavoro: la situazione è drammatica, ma a tutto questo c’è anche il rovescio della medaglia. Provo a  elencare un pò di cose:

1) giustamente garantiamo la Cassa Integrazione, la disoccupazione speciale, ecc...., Prendono poco, ma tutti ( ne conosco moltissimi vanno a fare altri lavori in nero: muratori nella piccola manutenzione, elettricisti, idraulici, imbianchini e chi  più ne ha più ne metta, non ti sbagli mai LAVORANO TUTTI).

2) Tutti cercano lavoro: non trovi un panettiere manco a cercarlo con la lanterna. Per la vendemmia abbiamo trovato solo dei macedoni: bravi, competenti, loro si sono organizzati in cooperativa e lavorano i vigneti  delle colline di Canelli, Nizza, Mombaruzzo, Gavi, Strevi: in agricoltura fanno qualsiasi lavoro.

3) Io penso sia giusto garantire un minimo salariale a chi non ce la fa, ma in cambio deve fornire manodopera per il bene comune: riordino e pulizia del territorio pubblico, in supporto ai Comuni fossi, strade ecc...., in supporto agli anziani, alle mese per i poveri, e nel contempo imparare i mestieri dove ci sono posti liberi e  offerte di lavoro, occupando quindi i posti di lavoro che oggi sono occupati solo dagli extra-comunitari.

4) Serietà nella scuola con insegnamenti competitivi, imparare le lingue e molta promozione turistica e culturale: si può fare ma ci vogliono volontà e voglia di lavorare, come hanno fatto i nostri nonni i nostri genitori e come ho fatto anch’io ( nel mio piccolo)e sicuramente anche tu.

ALLORA???  Saluti

Celeste

 

 

25 ott 2013

1 a 15.

Sono in pieno svolgimento i congressi del Partito Democratico ai vari livelli: circoli locali, provincie, regioni, e nazionale l’8 dicembre prossimo. Con lo scopo di produrre attraverso il confronto idee, stimoli, briosità, snellezze per dare risposte operative alle esigenze vitali ed ai problemi di donne, uomini, famiglie e aziende in difficoltà.

Selezionando altresì persone capaci di farsene carico nei vari ruoli in cui è articolata l’attività del Partito.

Per vincere la scommessa di suscitare e fare emergere il meglio dei differenti punti di vista, e di farlo convergere in decisioni condivise dai più, con tutti che collaborano alla loro attuazione.

Adottando modalità procedurali che stimolino la partecipazione e l’espressione di contributi e disponibilità personali da valorizzare.

Innovando e cambiando quanto è necessario, utile e possibile affinché ognuno possa vivere e lavorare senza affanni e realizzare se stesso, i propri desideri e aspirazioni; ed insieme agli altri gli interessi generali ed il bene comune. Dotando l’Italia di istituzioni adeguate ai tempi al servizio dei cittadini.

Con un ideale di giustizia distributiva per cui nella stessa realtà di lavoro tra il meno pagato ed il più pagato non esistano le attuali insostenibili e offensive differenze. In proposito nella vicina Svizzera è in atto un vasto dibattito dal quale emerge un possibile equo rapporto di 1 a 15. Vale a dire che l’amministratore delegato non dovrebbe ricevere più di 15 volte del dipendente meno pagato.

In buona sostanza sono questi alcuni dei temi non eludibili nei congressi del Partito Democratico diffusi su tutto il territorio nazionale.

Che a ben vedere vuol poi dire proseguire con determinazione l’attuazione concreta della Costituzione nelle molteplici realtà in cui ciascuno vive ed opera.

 

 

 

24 ott 2013

Un gruppo di amici.

Un gruppo di amici, consolidatosi nel tempo realizzando insieme iniziative di interesse e portata generale, si ritrova una volta l’anno per salutare una coppia di loro proveniente dal Canada, dove si sono trasferiti da tempo per lavoro. E dove sono nati e cresciuti alcuni loro nipoti che ragionano e parlano inglese.

In Canada lo Stato e le altre istituzioni ed i servizi pubblici funzionano bene, ed aiutano i cittadini ad ottenere in tempi ragionevoli quanto loro spetta di diritto: la licenza per costruire edifici è rilasciata in 2 mesi.

Non c’è il tira e molla come in Italia, che non si sa come può finire, così da risultare ostica la comprensione per gli stranieri che si avvicinano a noi con buona disposizione e fiducia. Finendo sovente per rinunciare delusi.

I due nonni hanno sì tentato di spiegare ai nipoti i perché di tutto ciò, accorgendosi però che la lingua inglese non dispone nemmeno di tutte le parole occorrenti per suscitare nell’immaginario dei giovani quanto loro serve per comprendere.

Non resta quindi che la frequentazione personale creando le situazioni opportune, che può aiutare a giovarci dei benefici della globalizzazione.

Sul tema dell’uscita dalla crisi e di uno sviluppo nuovo, torna Andreino Drago sindaco di Cortiglione (prov. Asti), con una lettera a “La Stampa” del 19 ottobre scorso, dal titolo:  “Produrre ricchezza per ricominciare”. Ricchezza morale, di imprenditività, con il lavoro, utilizzando le risorse finanziarie reperibili a tale scopo; con una mobilitazione generale delle forze vive del Paese. Mentre il governo è chiamato a creare le condizioni perché ciò possa avere luogo.

Magari assumendo ad esempio quanto Drago riesce concretamente a realizzare nel suo Comune di quello che così lucidamente suggerisce di fare per l’Italia.

Da Albugnano (prov. Asti) Dario Rei nel suo recente libro “Cultus Loci Cura Animi. Racconto di un paesaggio rurale”, Diffusione Immagine Editore, propone del territorio in cui vive un intrigante, originale intreccio, nel quale i luoghi e le genti sono i protagonisti. Purché si riconoscano e tramandino gli elementi che li caratterizzano: il lavoro nelle sue molteplici espressioni a partire da quello contadino, le risposte ai problemi affrontati nel tempo, i comportamenti e la cultura che ne sono scaturiti, le temperie che ne hanno distillato l’essenza, la visione di un futuro conseguente.

Da leggere.

 

 

 

15 ott 2013

La penso così.

Mi si chiede come la penso rispetto ai seguenti temi di attualità. In estrema sintesi la penso così.

Giovani e lavoro. Solo con loro e con il lavoro comune è possibile un mondo nuovo in cui tutti stiano meglio, a partire da chi sta peggio. Senza i giovani e/o senza lavoro non c’è futuro.

Migranti. Operare perché tutti possono vivere come desiderano a casa propria o altrove, per meglio realizzare le proprie aspirazioni. A noi compete organizzarci per rendere possibile ciò, giovandosene tutti. Nelle emergenze la solidarietà e l’aiuto reciproco devono essere la stella polare.

Sanità. Più che in altri settori della vita pubblica, quanti vi sono preposti debbono operare “come il buon padre di famiglia”, ovvero “con disciplina ed onore” (art. 54 Costituzione). Se e dove si può risparmiare bisogna farlo, senza che ne scapitino l’efficienza e la qualità dei servizi.

Dipendenti pubblici. Sono milioni, potenzialmente attori, ma anche comparse e perfino remore. Per quanto riguarda Asti e l’Astigiano possono fare la differenza: valorizzarli deve essere la priorità. Anzi sul loro apporto per realizzare uno sviluppo nuovo, deve essere valutato il saper fare delle Amministrazioni che si avvicendano.

Alitalia. È un’azienda in difficoltà da tempo. Affidata ai privati pochi anni fa la situazione non è migliorata, anzi. Per di più il conto viene sempre presentato allo Stato, cioè ai contribuenti, quindi a noi che paghiamo le imposte. Lo Stato aiuti a trovare soluzioni che consentano alla compagnia di bandiera di stare all’onore del mondo, rendendo così anche un servizio all’Italia. Ma senza metterci altri soldi.

Abominevole. È tale il solo pensare che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano si sia comportato in modo costituzionalmente riprovevole, a partire da quando tutti gli si rivolsero affinché sbrogliasse la matassa confezionata con dabbenaggine senza eguali; ed accettasse un altro mandato.

Ed ora che appena si respira, zacchete.

Abominevole, appunto.

 

 

14 ott 2013

Non bisogna perdere la pazienza.

Non bisogna perdere la pazienza.

Prendiamo l’Imu che divide. È un’imposta adottata in quasi tutta l’Europa; una sorta di mini patrimoniale.

Da noi è mal tollerata sulla prima casa, da quanti hanno fatto feroci sacrifici per avercela in proprietà (grandissima parte dell’oltre 80% che la possiede).

C’è però una non trascurabile minoranza che la prima casa ce l’ha bella, grande ed acquisita senza faticare.

Il Partito Democratico ha proposto che sopra il 750 euro di reddito catastale a questi proprietari si può chiedere di pagare, realizzando così un gettito significativo, utile per alimentare le anemiche risorse dello Stato, dalle quali attingere per corrispondere – ad esempio – la cassa integrazione ai lavoratori a casa, per sopravvivere insieme alle loro famiglie.

Invece no, il Pdl non ci sta; dicono che l’hanno promesso ai loro elettori, quindi retromarcia per non mettere in pericolo il governo “di necessità” considerato un bene prevalente da preservare.

Ma allora quand’è che mettiamo mano all’equità espressamente prescritta dalla Costituzione? (art. 53 “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”).

Tenendo conto che i più avveduti tra coloro che si avvantaggiano dal non pagare, ritengono che una siffatta ingiustizia a carico di quanti già si svenano per non soccombere, non possa durare. E che, quindi, giovi a tutti porvi mano come equità e buon senso suggeriscono.

Perché l’Imu in questo caso funziona anche da paradigma. Infatti se nel governo non si riesce a convenire su una cosa così ragionevole, come si può pensare di intervenire efficacemente su una serie di privilegi, inefficienze, storture, che insieme alla voragine di evasione fiscale e di nero malavitoso sono tra le cause più vistose dei nostri malandati conti pubblici?

Quindi l’Imu va risolta facendola pagare a chi può, dando così un segnale comprensibile a tutti che il governo durerà per mettere mano alle cose accennate, e sosterrà così i seppur tenui segnali di una possibile ripresa su basi nuove.

In attesa che il Parlamento aggiunga presto di suo un po’ di peperoncino, con la sollecita approvazione della nuova legge elettorale.

 

8 ott 2013

Una povertà così tragica.

Una povertà così tragica da far apparire opulenta l’Europa in crisi.
Una povertà che si dissangua per pagare un viaggio pazzo per mare, alla mercé di delinquenti, pur di far fuggire dall’orrore i suoi figli migliori; quelli cioè che per età, forza, salute, istruzione, coraggio, hanno più probabilità di farcela nel tentativo di costruirsi un futuro che non s’intravvede per chi rimane.
Di cinquecento persone salpate dal continente nero, sono approdate vive meno di un terzo.
Morti cui non si è certi di poter dare a tutti un nome.
L’ennesima straziante stazione di una via crucis senza fine, che ripropone la perversa, drammatica banalità del male.
La giornata di lutto indetta in Italia è valsa a piangere le vittime ed a ribadire l’impegno perché non succeda più, con riferimento alla nostra Costituzione che all’art. 10 dispone: “Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Mentre tra i primi compiti dell’Unione Europea c’è quello di rimuovere ogni ostacolo al libero dispiegarsi di iniziative umanitarie attuate da singoli Stati, coordinandole e sostenendole per migliorarne l’efficacia. Intessendo ogni opportuno rapporto perché il tutto assuma dignità e autorevolezza di propria politica estera.
Le stesse Nazioni Unite (Onu), sono tenute a far rispettare la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” approvata dall’Assemblea Generale il 10 dicembre 1948, che all’art. 14 recita: “Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni”.
Compete infine alla Comunità internazionale operare tenacemente affinché cessino gli scontri armati interni a singoli stati, cause prime delle sofferenze e dell’impoverimento delle popolazioni coinvolte e degli esodi che ne conseguono.
Onorando il comportamento di tutte le persone che potendo agire per salvare vite umane, nella circostanza di cui si tratta o in altre consimili, hanno dato il meglio di sé, corrispondendo al prevalente imperativo interiore di fratellanza.

4 ott 2013

Pifferaio magico.

Il maldestro tentativo del pifferaio magico di inventarsi all’ultimo momento una fittizia unanimità sulla fiducia al governo Letta, è miseramente fallito. Ed ora non gli resta che raccogliere i cocci e scegliere i servizi sociali che, secondo don Mazzi, gli consentirebbero di chiudere la carriera giovando a sé e ad altri.

Il governo Letta incassa la fiducia del Parlamento potendo contare, di fatto, su una maggioranza nuova, anche senza il cavaliere, seppure con contorni formali ancora da precisare.

Potrà quindi continuare a lavorare sul programma per cui è nato: aiutare l’Italia ad uscire dalle secche ammodernata ed in avanti, con la ripresa del lavoro, occupazione ed economia; contribuire al rinnovamento della classe dirigente; snellire e migliorare utilità, efficienza e qualità delle istituzioni a sostegno della società civile nello svolgimento delle quotidiane incombenze; pervenire ad una nuova legge elettorale sobria e democraticamente equilibrata, che consenta agli elettori di scegliere le persone adatte cui affidare il governo del Paese, sostenuto da maggioranze di legislatura che nascano dalle urne.

L’insieme dei partiti impari dagli errori commessi, riportando il loro operare nell’alveo costituzionale, e contribuendo, tra l’altro, alla formazione e selezione delle giovani leve capaci di costruire sviluppo nuovo, socialmente equo ed ambientalmente sostenibile.

In questo senso il Pdl dispone di elementi per considerazioni autocritiche, tratti dall’esperienza ormai ventennale ed emersi con forza nel corso delle recenti controverse vicende. Ridefinendosi come destra di livello europeo per l’alternanza democratica al servizio del Paese.

Al Partito Democratico va il merito di aver tenuto e tenere la barra dritta nelle difficili condizioni in cui versiamo, consentendo all’Italia di mantenere intatta la sua capacità operativa per superarle. Salvaguardando la coesione sociale con l’aiuto e il lavoro di molti che praticano una solidarietà diffusa, capace di rimediare un po’ alle inefficienze e limiti di quanti dovrebbero provvedere.

Analogamente si può dire per Scelta Civica e Udc.

Sel funge da stimolo di qualità, ma se decide potrebbe fare di più per il Paese.

Il M5S resta isolazionista, in attesa di non si sa bene cosa.

La Lega scivola nell’irrilevanza.

Per sommi capi la situazione pare questa. C’è però movimento e gli assestamenti avranno verosimilmente luogo mentre si lavora.

1 ott 2013

Ma siamo diventati matti ?

Ma siamo diventati matti? Quasi tutti i parlamentari del Pdl che firmano le proprie dimissioni in bianco da utilizzare se il Parlamento prende atto che il loro leader condannato in Cassazione – cioè definitivamente – è anche decaduto da parlamentare, perché così dispone la legge vigente approvata con il loro voto? E come se non bastasse il cavaliere chiede e ottiene che si dimettano subito i ministri del governo? Ma allora che senso ha l’art. 54 della Costituzione che recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche, hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”? E il 67: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”? Facendo venire meno il governo che sta realizzando il programma approvato col voto di fiducia 5 mesi fa dagli stessi firmatari in bianco? Sapendo che qualunque segnale di instabilità può costare al Paese che già soffre un aumento dello spread, quindi degli interessi sull’elevato debito pubblico, per miliardi di euro l’anno?

Per non dire che se restiamo un po’ senza governo il parametro del 3% di disavanzo di bilancio ammesso potrebbe essere superato, determinando il commissariamento da parte dell’Unione Europea?

E che se dovessimo votare con la legge elettorale “porcellum” ci ritroveremmo paro paro nella situazione di attuale ingovernabilità?

Consapevoli che per evitare questa iattura il Presidente della Repubblica non scioglierà le Camere, ma incaricherà qualcuno di formare un nuovo governo per continuare a fare quello che l’attuale stava già facendo?

O tutto sto gran bordello è solo il canto del cigno del cavaliere, che può costare un occhio della testa all’Italia ma non cambia di una virgola la sua condizione di condannato?

Oppure i protagonisti puntano ad un catartico: “muoia Sansone con tutti i filistei”, facendo terra bruciata e poi si vedrà?

Suvvia, forse un po’ autolesionisti d’istinto lo siamo. Se però riflettiamo un attimo la ragione potrebbe ancora prevalere, sancendo la chiusura di una storia giunta all’epilogo e aprendo quella di una destra europea che manca all’Italia.

 

27 set 2013

Nessun azzardo e schiena dritta.

Qualche giorno fa ha telefonato un amico fraterno in cura da tempo, annunciando di avere rintuzzato e superato il malanno che lo affliggeva. Quindi l’incontro subordinato alle sue condizioni di salute potrà tenersi presto e sarà improntato all’ottimismo.

Una notizia che, per dirla alla piemontese, m’ha fatto più piacere di una vincita al lotto!

Per una somma di ragioni che sarebbe troppo lungo elencare, ma che si possono compendiare nella sensazione di trovarmi di fronte alla sintesi mirabile del meglio di lui e di sua moglie, con il trattamento medico di cui si è giovato.

 

La situazione economico-finanziaria e sociale dell’Italia e le precarie condizioni di vita di molti cittadini, famiglie e imprese, non possono passare in secondo piano rispetto alle vicende personali di un parlamentare condannato per non aver versato il dovuto di imposte allo Stato.

Anche se questo parlamentare può disporre a suo piacimento del partito di cui è leader, senza che ciò sia riprovato da quanti in esso hanno parte. Circostanza che non ha eguali in alcuna democrazia moderna.

Qualora poi si mercanteggi la sorte del governo per ottenere un trattamento particolare in favore del condannato, si perde il senso della misura e dello Stato e si contravviene ad un imperativo etico efficacemente riassunto nell’art. 54 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore, prestando il giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Se infine il governo cadesse per ritorsione, si causerebbe un danno di inaudita gravità al Paese che soffre e si batte per riemergere dalla crisi, nonché un “vulnus”, una ferita, alla sua credibilità verso la Comunità internazionale già turbata da quanto avviene in casa nostra, perché ostico ed incomprensibile ai più. Dunque fonte di ulteriori dubbi e incertezze sulla nostra affidabilità, con nocumento da ogni punto di vista.

Quindi nessun azzardo e schiena dritta.

 

Angela Merkel e Partito Democratico.

Angela Merkel (Cdu-Csu, democristiani) ce l’ha fatta in carrozza a conquistare il terzo cancellierato in sequenza, sfiorando la maggioranza assoluta. Benino i socialdemocratici (Spd), con i quali dovrà probabilmente allearsi per governare, essendo rimasti fuori dal parlamento i liberali che non hanno raggiunto il quorum, soglia minima del 5% dei voti. Rimasti fuori anche gli anti euro (Afd), in calo i verdi.

È quindi ipotizzabile una continuità della politica tedesca per quanto riguarda il processo in corso di costruzione dell’Unione Europea, che dialoghi al suo interno per la cessione di sovranità da parte dei singoli stati a vantaggio della casa comune.

Attribuendo al Continente gli strumenti necessari (banca centrale, politica estera, difesa, ecc.) per operare efficacemente ed alla pari nel Mondo globale.

La presenza nel governo dei socialdemocratici dovrebbe evitare gli eccessi di rigore verso i Paesi in difficoltà, aiutandoli a lavorare meglio, puntando sulle specificità di ognuno, per realizzare economie e gestione degli Stati efficienti e funzionali, al servizio e per migliorare la vita di tutti i cittadini.

Con giovamento anche per l’insieme a partire dalla maggior fiducia nei rapporti tra i popoli e gli Stati.

L’Assemblea nazionale del Partito Democratico tenutasi sabato e domenica scorsa a Roma, è stata riportata dai media con accentuazioni diverse, concordanti però sulle difficoltà a far lavorare efficacemente le sue varie anime.

Ciò nonostante si arguisce che il congresso nazionale si terrà con le primarie per il segretario l’otto dicembre prossimo. Le definizioni logistico-operative competono alla Direzione nazionale. Orientamenti in tale senso si traggono da l’Unità del 23.9 scorso, da il Corriere della Sera, la Repubblica e il Manifesto del 22.9. E per finire la chiosa de “il Manifesto”:  “subito dal palco il veltroniano Enrico Morando minaccia ricorsi: cancellare l’art. 3 non si può fare in un’assemblea senza il numero legale. Poi interviene Rosy Bindi: voterò contro l’art. 3”. E da “la Repubblica”: “Rosy Bindi in compenso può dire di aver vinto la sua battaglia, il nuovo segretario sarà immancabilmente il candidato del centrosinistra a Palazzo Chigi: non un guardiano delle tessere”.

 

Messi alle strette noi italiani siamo capaci di tutto.

Messi alle strette noi italiani siamo capaci di tutto. Purché le cose da fare siano importanti (o da noi ritenute tali) ed abbiano un ciclo non troppo lungo.

Gli esempi in questo senso si sprecano:

Caporetto e Vittorio Veneto (grande guerra 1915-18);

25 luglio e 8 settembre 1943, Resistenza, Partigiani, 25 Aprile 1945 (crepuscolo e crollo del fascismo, fine della seconda guerra mondiale);

Dal Regno alla Repubblica, la Costituzione (1945-48);

Ricostruzione, miracolo economico, miglioramenti diffusi del tenore di vita, stallo, finanza per sé, smodata, avida, iniqua, dannosa; crisi, orlo del burrone, salvataggio, tran tran attuale.

L’ultimo esempio in ordine di tempo.

Il 12 gennaio 2012 si consuma il dramma della “Concordia”, mastodontico transatlantico – lungo più di due campi di calcio, largo come trenta autobus affiancati, alto dalla linea di galleggiamento come un palazzone – che per fare “l’inchino” all’isola del Giglio s’incaglia su spuntoni di roccia affioranti vicinissimi alla battigia. Inclinandosi su un fianco quanto basta perché migliaia di passeggeri autodisciplinati potessero allontanarsi sani e salvi. Tranne trentadue che perirono;  di due dei quali si cerca ancora il corpo.

Con un intervento mai effettuato finora, l’enorme relitto è stato recentemente raddrizzato per il trasporto in un porto e lo smantellamento.

Inedita la trascuratezza che ha portato all’assurdo naufragio con le sue nefaste conseguenze.

Moderna l’efficienza, l’ingegnoso diffuso impegno e l’efficacia dell’intervento per consentire l’allontanamento di una imponente massa inerte, senza aggravare il danno già arrecato.

In entrambe le circostanze hanno operato italiani con risultati opposti. E allora?

Nella prima circostanza ha prevalso la voglia personale di stupire a scapito della prudenza e del senso di responsabilità, ed è successo il peggio.

Nella seconda per stupire s’è fatto leva sulla capacità, acume, inventiva dell’insieme che ha operato, con un risultato eccellente che ci ha ridato fiducia in noi stessi e riabilitati di fronte al mondo.

Quindi siamo più di altri l’una e l’altra cosa insieme: dottor Jekyll e mister Hyde, per intenderci.

Se così è, dobbiamo lavorare tutti tenendo conto delle capacità e necessità di ognuno per ottenere come risultato un concerto, anziché la disperante espressione di singoli in balia degli eventi.