22 ago 2018

Comune buon senso e responsabilità.


Proviamo a riassumere la situazione del crollo del viadotto Morandi a Genova ed il futuro che si prepara.

Si tratta di una avveniristica importante struttura autostradale che scavalca il torrente Polcevera e sovrasta l’abitato, con l’impalcato, in cemento armato precompresso dove transitano gi autoveicoli appeso agli stralli, grossi cavi di metallo “inscatolati” in elementi di cemento armato incernierati a torri sempre in cemento armato alte parecchie decine di metri. Età del tutto circa 60 anni. Oggetto di controlli ed interventi vari nel tempo ed ancora recentemente.

La gestione è affidata ad una società concessionaria disciplinata da un contratto con diritti e doveri dei contraenti.

Alla vigilia di Ferragosto di quest’anno verso le 11,30 del mattino un temporale con tuoni e fulmini infuria sul territorio dove si trova il viadotto; normale il transito di veicoli nei due sensi di marcia; visibilità ridotta dalla pioggia sferzante.

Improvvisamente senza apparenti segnali premonitori 100 metri di impalcato con relativa torre cedono e crollano, trascinando con sé i veicoli in transito e quanti sopravvengono e non si accorgono di quanto sta accadendo.

Persone generose e coraggiose che per prime si rendono conto di quanto succede e si salvano frenando in tempo, segnalano sbracciandosi e correndo a ritroso verso chi sopravviene.

L’immagine di un camion, il cui autista è riuscito a fermarlo pochi metri prima del vuoto, rende l’idea di quanto sia a volte esiguo il confine tra la vita e la morte.

Cause e concause del crollo sono tutte da accertare, ma gli indizi disponibili suggeriscono: caratteristiche peculiari dell’opera e sua età, logorio degli elementi sia in cemento armato che metallici, la manutenzione e sostituzione di parti essenziali per la stabilità, caratteristiche ambientali e loro azione sulle strutture, forza del vento e turbinio durante il temporale ed eventuali fulmini che possono avere colpito le strutture, in particolare gli stralli in metallo.

Ricordando che le opere in cemento armato associate o meno a parti in metallo possono avere mezzo secolo di vita media ed anche meno.

Con ogni probabilità la parte di viadotto rimasta dovrà essere sollecitamente demolita e l’intera opera dovrà essere ricostruita perché la viabilità di Genova e l’attività del suo porto non possono farne a meno.

P.S. Nel corso del tempo fino al tragico epilogo in cui 43 persone sono morte e numerose sono quelle ferite e sofferenti, non è stato richiamato l’utilizzo del comune buon senso né il sano esercizio della responsabilità. Due principi etico-comportamentali da cui non si può prescindere.