2 mar 2020

Coronavirus.

Dirò quanto m’è parso di capire del coronavirus e di quanto gli gira intorno nel Mondo globale dove il battito d’ali di farfalla può generare tsunami agli antipodi.

Non si sa ancora bene come ma all’inizio del 2020 in una città di parecchi milioni di abitanti della Repubblica Popolare Cinese si è manifestato un virus sconosciuto, una sorta di nuova influenza, subdolo nel presentarsi e trasmettersi da persona a persona.

Ad oggi se ne conoscono alcune caratteristiche ed i Centri di Ricerca lavorano per saperne di più e predisporre quanto serve per contrastarlo e ridurre il pericolo che porti alla morte di quanti si ammalano. Attualmente il tasso di mortalità è circa dello 0,7%: ogni 100 persone ammalate meno di una muore.

Finora si è accertata la presenza del virus in quattro continenti: Asia, America, Africa, Europa.

Paradossalmente i pericoli maggiori oggi sono dovuti alle incertezze che portano a comportamenti emotivi, mentre è necessario che ciascuno utilizzi prudenza e norme igieniche elementari ad hoc impartite da quanti compete, per contribuire al contenimento del fenomeno e della sua pericolosità.

In questo senso l’Italia sta facendo le cose bene e il Ministro della Salute, Roberto Speranza, si è dimostrato all’altezza, insieme a quanti sono istituzionalmente chiamati ad occuparsene.

Appena si avverte la tendenza alla riduzione delle persone infette si può tornare gradualmente alla normalità con giovamento complessivo, economia compresa; e qualità della vita già una sorta di farmaco in sé.

Se poi arrivasse il vaccino si trasformerebbe il pericolo nell’opportunità di imparare come ci si deve comportare in tutti i casi di importanti problemi globali.

In un Mondo considerato nella sua sostanziale unitarietà, in cui le differenze sono una ricchezza perché sollecitano l’espressione del meglio di ciascuno per trovare le giuste soluzioni per tutti.

 

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