9 mar 2012

Evadere è come rubare

Sintesi degli insegnamenti che si possono ricavare dopo il momento acuto della crisi economico-finanziaria e dalle impegnative difficoltà che stiamo tutt’ora attraversando in Italia.

Ci siamo allontanati dal baratro con prelievi fiscali e provvedimenti diffusi che pesano molto sui grandi numeri, cioè sui lavoratori e pensionati e meno sul 10% di cittadini che detengono il 45% della ricchezza del Paese; e riconquistando fiducia, credibilità e autorevolezza perdute.

Per mettere a posto le cose e poter fruire di una nuova e duratura “normalità”, bisogna puntare sullo sviluppo, che si può ottenere solamente con il lavoro, cioè con la produzione di beni e servizi per soddisfare bisogni, esigenze e desideri. Facendo leva più che sulla quantità e la tradizione, su qualità e innovazione.

Quindi più siamo a lavorare meglio è. Se istruiti e preparati, bene. Se ne sappiamo di più, tanto di guadagnato.

Creare nuovi posti di lavoro costa; costa di più se essi riguardano la qualità e l’innovazione.

I detentori della ricchezza, per aumentarla, possono intraprendere, o vivere di rendita, e/o speculare sulla finanza. Se intraprendono, cioè lavorano e rischiano, devono essere incoraggiati; se vivono di rendita o speculano, devono contribuire al molto che resta da fare in ragione della loro capacità contributiva, con il sistema tributario informato a criteri di progressività (art. 53 Costituzione).

In sostanza chi ha già dato parecchio del suo poco per allontanare il baratro continuerà con la pensione, a “stecchetto” per i più, oppure a lavorare. Mentre chi ha dato meno di quanto doveva, ora deve contribuire il giusto per creare nuovo lavoro.

Pagare in modo equo le tasse fa parte della nuova normalità; evadere è come rubare, cioè ingiusto, riprovevole e perfino peccato.

Fare soldi con attività e comportamenti illegali o criminali, danneggia tutti gli altri cittadini; oltre ad essere passibile di sanzioni che attengono al tipo di reato eventualmente commesso.

I cittadini in regola con il pagamento delle tasse e che lavorano, o sono disponibili a lavorare se gliene si offre la possibilità, meritano fiducia e credibilità, che deve essere considerata per concorrere a cariche pubbliche o di pubblico interesse.

L’attività del governo Monti e più in generale dei partiti e della politica, va valutata tenendo conto di quanto sopra e di quant’altri contributi in merito s’aggiungeranno nel corso del tempo.

 

2 commenti:

  1. Giovanni.

    Perchè Monti, se avesse davvero l'obiettivo di rilanciare i consumi e l'economia, è andato proprio ad aumentare le tasse sui redditi e sui consumi, il che porterà inevitabilmente ad un aggravio della crisi?

    Perchè non ha concentrato tutta la tassazione sui risparmi e sulle grandi ricchezze, che invece sono una disponibilità monetaria superflua e improduttiva per l'econommia?

    Davide Gionco

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  2. Ciao Davide, assumo il tuo ragionamento ed aggiungo solamente che all’inizio Monti ha dovuto “compiacere” i mercati, poi la Bce (la cui lettera era stata sollecitata dal governo Berlusconi), adesso ci mette del suo perché ritiene che quella intrapresa sia la strada giusta per far riprendere e rilanciare l’economia. E per fare questo si spende anche personalmente insieme al suo governo. Dopo che Monti avrà messo a posto le cose dal suo punto di vista, i partiti dovranno riprendersi il “manico del coltello” (se ne saranno capaci) ed introdurre gli elementi - non alla portata di questo governo con una maggioranza così eterogenea - che rimedino alle cose che tu hai condivisibilmente espresso.

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Grazie per il tuo commento. A presto.