6 mar 2012

Cattedre ambulanti

C’erano una volta le “cattedre ambulanti di agricoltura” (dalla seconda metà dell’ottocento fino agli anni ’30 del secolo scorso). Si trattava di esperti che si recavano nelle campagne ad incontrare i contadini, all’esperienza dei quali aggiungevano cognizioni moderne, utili per migliorare le coltivazioni ed i redditi. Un’apprezzata modalità per apprendere, che faceva leva sul patrimonio di conoscenze degli interessati e sulla loro capacità e volontà di interloquire su temi loro proprii, congeniali, per ottenere miglioramenti importanti a vantaggio – come si direbbe adesso – dei produttori e dell’intera filiera.

Oggi c’è, forse, lo spazio per “cattedre ambulanti” che ascoltino e ragionino con le persone, a partire da quanto sta loro a cuore, con l’obiettivo di sviluppare insieme conoscenze e consapevolezze diffuse da applicare ai casi della vita, per renderla più confacente ai desideri ed alle aspirazioni di ciascuno.

Se poi i “cattedratici” sono giovani, tanto meglio. Perché essi vivono la modernità con naturalezza generazionale, intesa come risposta ad aspettative, desideri ed esigenze nuove di cui essi sono portatori. Inoltre posseggono strumenti: istruzione, conoscenza, dimestichezza con l’universo informatico; e condizioni personali: stimoli, voglia, energia, coraggio, per essere protagonisti.

Così da poter immaginare un nuovo “Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo, formato da milioni di giovani disoccupati che hanno via via la possibilità di lavorare e di liberare così il potenziale di cui dispongono per innovare e sviluppare la società, affinchè recepisca anche la loro visione della vita e del mondo e vi corrisponda.

Un dinamismo di cui si gioverà anche l’etica e la politica. E perfino le fondamenta della nostra Repubblica democratica.

 

 

 

 

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