Educare ed educarci ininterrottamente fin da piccoli ad assumere la responsabilità di quanto facciamo e diciamo, è per certo un investimento proficuo con ricadute positive a cascata.
Intanto consente di capire in concreto il senso di “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
Ad apprezzare l’amicizia, la solidarietà e rispettare la vita in tutte le sue forme ed espressioni.
A relazionarci con gli altri, ricercando e realizzando complementarietà ed integrazione, specie nei rapporti donna - uomo, mettendo in comune il meglio di ciascuno.
A rendere palese l’inutilità di molti adempimenti burocratico – procedurali, foglie di fico, veri e propri costosi intoppi per una convivenza civile che punti allo sviluppo qualitativo.
Consente di non subire le crisi ma di prevenirle, e governarle qualora non sia possibile evitarle.
Fa capire la contrarietà alla guerra (art. 11 Costituzione), perché è il tragico tripudio dell’irresponsabilità.
Operare con senso di responsabilità significa esercitare la sovranità di cui tutti siamo titolari; gratificati dal poterlo fare, consapevoli che costa impegno e fatica ma che nulla lo può surrogare.
Siccome si tratta di innovazione impegnativa, specie per il settore dei pubblici servizi, gli antesignani meritano riconoscenza.
In forza di quanto precede, il lavoro consolida e rafforza il suo insostituibile ruolo di espressione della capacità delle persone e fonte per il loro sostentamento, cui s’aggiunge l’impulso virtuoso all’applicazione pratica del senso di responsabilità, secondo il principio di retta coscienza e quanto di positivo ad esso consegue.
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