Proviamo a riassumere la situazione del crollo del viadotto
Morandi a Genova ed il futuro che si prepara.
Si tratta di una avveniristica importante struttura
autostradale che scavalca il torrente Polcevera e sovrasta l’abitato, con l’impalcato,
in cemento armato precompresso dove transitano gi autoveicoli appeso agli stralli,
grossi cavi di metallo “inscatolati” in elementi di cemento armato incernierati
a torri sempre in cemento armato alte parecchie decine di metri. Età del tutto
circa 60 anni. Oggetto di controlli ed interventi vari nel tempo ed ancora
recentemente.
La gestione è affidata ad una società concessionaria disciplinata da un contratto con diritti e doveri dei contraenti.
Alla vigilia di Ferragosto di quest’anno verso le 11,30 del mattino un temporale con tuoni e fulmini infuria sul territorio dove si trova il viadotto; normale il transito di veicoli nei due sensi di marcia; visibilità ridotta dalla pioggia sferzante.
Improvvisamente senza apparenti segnali premonitori 100 metri di impalcato con relativa torre cedono e crollano, trascinando con sé i veicoli in transito e quanti sopravvengono e non si accorgono di quanto sta accadendo.
Persone generose e coraggiose che per prime si rendono conto di quanto succede e si salvano frenando in tempo, segnalano sbracciandosi e correndo a ritroso verso chi sopravviene.
L’immagine di un camion, il cui autista è riuscito a fermarlo pochi metri prima del vuoto, rende l’idea di quanto sia a volte esiguo il confine tra la vita e la morte.
Cause e concause del crollo sono tutte da accertare, ma gli indizi disponibili suggeriscono: caratteristiche peculiari dell’opera e sua età, logorio degli elementi sia in cemento armato che metallici, la manutenzione e sostituzione di parti essenziali per la stabilità, caratteristiche ambientali e loro azione sulle strutture, forza del vento e turbinio durante il temporale ed eventuali fulmini che possono avere colpito le strutture, in particolare gli stralli in metallo.
Ricordando che le opere in cemento armato associate o meno a parti in metallo possono avere mezzo secolo di vita media ed anche meno.
Con ogni probabilità la parte di viadotto rimasta dovrà essere sollecitamente demolita e l’intera opera dovrà essere ricostruita perché la viabilità di Genova e l’attività del suo porto non possono farne a meno.
P.S. Nel corso del tempo fino al tragico epilogo in cui 43 persone sono morte e numerose sono quelle ferite e sofferenti, non è stato richiamato l’utilizzo del comune buon senso né il sano esercizio della responsabilità. Due principi etico-comportamentali da cui non si può prescindere.
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