Per stare attivamente nel mondo globale multipolare da Olmo Gentile nell'Astigiano a New York passando per Mosca, Pechino, Tokio, Nuova Delhi, Brasilia, ci sono sostanzialmente due modi: aggregarsi e diventare più grandi, oppure fare sistema e puntare sulla qualità per soddisfare con questa le esigenze delle persone e delle realtà odierne.
Per ovvie ragioni al nostro piccolo si addice fare sistema per produrre qualità, cioè valore aggiunto immateriale, intelligenza applicata.
In questa direzione sollecita anche il riconoscimento Unesco di Patrimonio dell'Umanità del territorio e paesaggio vitivinicolo antropizzato cioè realizzato del lavoro dell'uomo.
Fare sistema relazionando il meglio di ogni singola realtà per dare completezza all'offerta affinché i fruitori dispongano di un insieme in grado di soddisfare una pluralità di esigenze.
Asti capoluogo storico dà compiutezza al tutto con servizi di rango superiore per la salute, scientifici, culturali, economici, artistici.
Così operando si valorizzano perfino i sani egoismi delle singole realtà, facendoli concorrere virtuosamente mediante la complementarietà all'obbiettivo comune al quale singolarmente non potrebbero aspirare.
Singole realtà operative fin da subito perché già in grado di apportare quanto occorre; purché qualcuno si assuma responsabilità e meriti e spenda autorevolezza per garantire affidabilità, impegno e supporto con strumenti già nella sua disponibilità.
Penso all'Amministrazione comunale della città di Asti alla sua struttura ed al suo Organico, già naturali interlocutori di quanti si occupano di sviluppare le opportunità aperte dal riconoscimento Unesco, legittimamente per i territori inseriti a vario titolo, per libera scelta gli altri che concorrerebbero a latere.
Valorizzando ciò che c'è e diventando attori sulla scena mondiale, senza snaturare la propria identità, anzi assumendola come fulcro per azionare la leva della modernità.
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