Oltre cent’anni di attività con un organico che ha raggiunto punte di 3.000 dipendenti ancora nel secondo dopoguerra e un know-how di tutto rispetto, non sono stati sufficienti a convincere alcuni potenziali acquirenti, cinesi compresi, che l’azienda poteva essere recuperata a partire dalle produzioni storiche, per introdurre le innovazioni di processo e di prodotto ritenute necessarie.
Si è giunti a questo punto anche per ragioni obiettive, come l’obsolescenza degli impianti e delle strutture e con il sito in dubbie condizioni di salubrità a motivo delle immissioni nel tempo di sostanze che richiedevano modalità diverse per essere smaltite. Si sono poi avvicendate gestioni non irreprensibili che hanno portato la produzione ed il Personale ai minimi storici.
A ciò s’è aggiunta la neghittosità di chi doveva e/o poteva occuparsene; tra questi le amministrazioni della città di Asti e della Provincia, cogliendo anche l’occasione per interrompere la spirale perversa che ha falcidiato aziende e occupazione già prima che intervenisse la crisi generale in atto. A capo delle quali ci sono un già parlamentare, ed una parlamentare in attività che ha ricoperto ruoli nel governo nazionale di centrodestra. Da essi era normale attendersi che facessero pesare l’importanza dei due Enti e la loro personale autorevolezza per ottenere sorte migliore per l’azienda e per non lasciare sul lastrico i 238 dipendenti rimasti. Nulla di ciò è avvenuto, nonostante che dal territorio si levassero le voci dei dipendenti in bilico, dei sindacati, delle opposizioni in Comune di Asti , in Provincia, in Regione e del parlamentare di centrosinistra, a stigmatizzarne l’operato ed a richiedere un impegno efficace.
Quindi, fallimento anche della cattiva politica, cioè quella di non assumersi responsabilità, di non spendere l’onore di ricoprire ruoli importanti in maggioranza, per contribuire fattivamente a risolvere i problemi o, quantomeno, accompagnarli verso esiti dignitosi ed accettabili.
Esigui o del tutto assenti ormai i margini per recuperare qualcosa con uno scatto in “zona cesarini”. Un tentativo serio, mettendocela tutta, va comunque fatto dal Sindaco di Asti e dalla Presidente della Provincia, per onorare il proprio ruolo istituzionale, difendere il lavoro, la dignità e la vita delle persone interessate e delle loro famiglie e per evitare l’ulteriore impoverimento del tessuto produttivo del nostro territorio.
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