Lo scenario italiano che si presenterà alla ripresa dei lavori parlamentari dopo le vacanze potrebbe essere ragionevolmente il seguente. Utilizzare la disponibilità del governo di centrodestra per introdurre le necessarie migliorie alla manovra aggiuntiva da 45 miliardi di euro, approvata con il decreto di ferragosto. Migliorie consistenti essenzialmente nella più efficace ed equa ripartizione degli oneri, nell’investimento di risorse per rilanciare l’economia, il lavoro, i consumi interni e le esportazioni, nel contrasto e ricupero dell’evasione fiscale.
Le proposte sul tappeto sono molteplici e non sarà impresa da poco condurle a sintesi e decidere saggiamente.
Tra esse però ce n’è una che “taglierebbe la testa al toro”, avanzata addirittura da “finanzieri e capitalisti illuminati per un’imposta patrimoniale come estrema forma di attaccamento al sistema che li ha generati prima di degenerare” (Gad Lerner, La Repubblica, 18.8.2011).
Si tratterebbe di prelevare il 10% sui patrimoni del 20% degli italiani più ricchi – escludendo le case ed i titoli di Stato – ottenendo un gettito intorno ai 200 miliardi di euro, ampiamente sufficiente per realizzare le iniziative per superare la crisi, pareggiare il bilancio e ridurre il debito sotto il famigerato 100% del PIL, che non è stato possibile ottenere nemmeno durante la XIIIa legislatura con l’Ulivo (1996-2001), che pure portò l’Italia nell’euro.
Un’operazione che richiede lungimiranza e coraggio, perché si tratta di utilizzare anticorpi prodotti dalla crisi stessa, quindi partecipi come protagonisti a tutti gli effetti, senza violare il primato della politica.
D’altro canto la proposta di attingere ai grandi patrimoni di quanti hanno tratto cospicui vantaggi dal lavoro di tutti, era stata formulata anche dalle opposizioni, Partito Democratico in testa, poi diluitasi tra le molte sopravvenute.
Essa trova autorevole legittimazione nel dettato Costituzionale, che afferma essere dovere dei cittadini contribuire alle spese dello Stato applicando il criterio della progressività, cioè chi ha di più, più deve.
Va da sé che per dare continuità al risanamento restano necessari interventi strutturali sulla spesa pubblica e per migliorare l’efficienza dei servizi e il funzionamento dello Stato e delle istituzioni, cui partecipa la totalità dei cittadini, secondo equità e giustizia.
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