Fino a poco tempo fa per il governo di centrodestra la crisi non esisteva, o comunque non riguardava più di tanto l’Italia. E chi asseriva motivatamente il contrario era considerato un menagramo. Invece eccola, particolarmente virulenta per l’Italia. Tanto che non è valsa la manovra per decine di miliardi di euro approvata dal parlamento alcune settimane fa, né è bastato l’aiuto della Banca Centrale Europea (BCE), che ha comperato titoli del nostro debito pubblico: BOT, BTP, CCT, per evitare che vendite massicce li penalizzassero e gli interessi per quelli di nuova emissione salissero a livelli insostenibili per il nostro bilancio.
Infatti a fronte dell’aiuto la BCE ha chiesto all’Italia una manovra aggiuntiva di 45 miliardi di euro, subito disposta dal governo per decreto, per garantire l’affidabilità del nostro Paese nella realizzazione degli obiettivi di risanamento del bilancio, di contenimento e riduzione del debito pubblico (era al 104% del PIL alla fine della XIIIa legislatura dell’Ulivo nel 2001 ed ora è al 120%!), di ripresa dell’economia con sviluppo sostenibile, senza i quali nulla di quanto previsto è realizzabile.
Va da sé che uno sforzo così imponente può avere successo solo se il suo peso viene equamente distribuito, osservando il dettato costituzionale, cioè considerando che l’economia ha finalità sociali e che tutti devono contribuire alle spese dello stato secondo il proprio reddito, applicando criteri di progressività.
Tenendo conto che l’Italia ha un problema in più rispetto agli altri stati in situazione analoga: l’inadeguatezza del governo, con la credibilità e l’autorevolezza al minimo. Ciò si riflette sull’insieme dei provvedimenti assunti, raffazzonati per tamponare l’emergenza ed il cui onere grava soprattutto su persone, famiglie e componenti della società che le tasse le pagano da sempre, alle quali si tagliano indispensabili servizi pubblici, causando iniquità ed ingiustizie e minando alla radice l’indispensabile coesione sociale.
Ora l’obiettivo deve essere la modifica del decreto durante la sua conversione in legge da parte del parlamento. Contemporaneamente occorre operare per darsi un governo all’altezza, formato da persone il cui vissuto, competenze e capacità rappresentino di per sé un rafforzamento della credibilità e garanzia di cui l’Italia dispone per risolvere i suoi problemi. Onorando così anche il suo ruolo di cofondatore dell’Europa unita e legittimando l’aspirazione di partner di prima fila nella costruzione del mondo globale, giusto, solidale e in pace.
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