11 ott 2011

Cronaca

A sessant’anni Ivano Fossati va in pensione come cantautore in produzione. Nel senso che continuerà ad occuparsi di musica e canzoni, ma con cadenze e modalità consone a sé. L’ha dichiarato a “Che tempo che fa” con Fazio domenica 2 ottobre scorso. Precisando che tra i motivi che l’hanno portato a questa decisione c’è il desiderio di riappropriarsi di tempo di vita, dopo avere espresso in quarant’anni quanto desiderava. E di non essere certo che le forze e la volontà continuerebbero a sostenerlo in un impegno così gravoso, ulteriormente protratto.

Recentemente una donna si è suicidata con un colpo di pistola nella toilette del Platti, sontuoso caffé sotto i portici di corso Vittorio E. II angolo corso Re Umberto a Torino.

Circostanza dolorosa e delicata. Buonsenso e rispetto per la defunta suggerivano di sospendere temporaneamente l’attività, per espletare le incombenze del caso.

Invece l’attività è continuata. Come se nulla fosse: impegni assunti in precedenza e non altrimenti gestibili, pare sia stata la giustificazione.

Non di rado la morte giunge repentina, violenta: al mare, sul marciapiede, lungo la strada, altrove.

Spesso nell’indifferenza altrui.

Morire nell’indifferenza? Mio dio, no!

Allora perché dimentichiamo il sommo insegnamento: non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi?

Già, perché?

Per la Corte d’Appello di Perugia i due giovani: l’americana Amanda e l’italiano Raffaele, già condannati in primo grado, non hanno partecipato all’omicidio della loro amica inglese Meredith, quindi li ha assolti.

Una nuova perizia voluta dalla Corte d’Appello ha infatti dimostrato l’insussistenza delle prove su cui si basava la condanna che li ha portati in carcere per circa quattro anni.

Il giovane livoriano Rudy, già condannato in via definitiva ed in carcere, rimane per ora l’unico autore del delitto.

Umana pietà e un reverente pensiero per la vittima, della cui gioiosa vitalità è stato fatto scempio.

A Barletta sono morte cinque donne per il crollo di un edificio fatiscente nel centro storico. Quattro lavoravano a confezionare magliette: Giovanna trent’anni, Matilde trentadue, Antonella trentasei, Tina trentasette. Maria quattordici anni figlia del titolare era lì per caso. La paga: qualche euro all’ora, indispensabili per sbarcare il lunario. In tempo di crisi nessuna aveva trovato di meglio.

Lavori edilizi importanti in corso nelle vicinanze, anche sui confini. Scricchiolii e crepe denunciate a chi di dovere, che non ne coglie la gravità.

Il messaggio che esse ci lasciano è perentorio: abbiamo fatto fino in fondo il nostro dovere; voi fate il vostro affinché lo strazio non si ripeta.

 

 

 

 

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