Chiunque si occupi di interesse generale e bene comune a qualunque livello della Società e dello Stato: dal volontariato alla presidenza della Repubblica, sa che la ragione prima delle nostre difficoltà sta nell’anomala dominanza assunta dalla finanza, che è passata da prestatrice di servizi per l’economia a corpo a sé per fare soldi coi soldi; senza creare ricchezza ma spostandola solamente verso le proprie tasche.
Alterando le regole del mercato a proprio vantaggio.
Rimettere le cose a posto è la priorità, ma in questo caso più di altri, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Intanto però c’è la consapevolezza diffusa, insieme a iniziative concrete in atto, per ottenere un maggiore impegno della rendita alleggerendo quello di lavoratori e imprese. Nonché per il rientro di miliardi illegalmente esportati. Unitamente a regole internazionali più stringenti per impedire il protrarsi di comportamenti iniqui.
Se a ciò si aggiunge l’inasprirsi di azioni di contrasto dell’attività della criminalità organizzata, è evidente la coerenza complessiva di quanto si sta facendo per rendere concreti ed effettivi gli adempimenti e le finalità dei doveri ed obblighi dettati degli articoli 41,42 e 53 della Costituzione.
Si tratta di impegni di lunga lena, di cui bisogna anticipare alcune priorità da attuare in tempi brevi e certi per rispondere ad esigenze non rinviabili.
Delle quali debbono rispondere le classi dirigenti del nostro Paese per le rispettive competenze, a partire dal Parlamento, poi Governo, Industriali, Banchieri, Sindacati e la miriade di Enti e Realtà intermedie coinvolte.
Il tutto come previsto per sommi capi nel programma di governo, che ha ricevuto la fiducia del parlamento, aggiornato per quanto maturato da allora ad oggi.
Certo le fila le deve tirare il governo, ma ciascuno ha l’obbligo di fare la propria parte, nessuno escluso.
Ed i cittadini hanno il diritto-dovere di chiedere conto a tutti.
E se nel frattempo c’è qualcosa da migliorare per realizzare quanto occorre vi si ponga mano, ma senza interrompere le complesse attività in atto.
Men che mai per andare alle elezioni anticipate, nelle delicate condizioni in cui ci troviamo.
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