Negli stessi giorni scorsi in cui il marchio Fiat Auto è venuto meno, ed è nato il beneaugurante acronimo FCA: Fiat Chrysler Automobiles, con sede legale in Olanda, fiscale in Inghilterra e quotato in borsa a Milano e New York; un coro di voci importanti s’è levato alto e forte e s’aggiunge al grido di dolore del mondo del lavoro, e dei lavoratori in particolare, e di quanti raschiano ormai il fondo del barile.
Da monsignor Bagnasco presidente della CEI che invoca maggior attenzione e impegno a creare lavoro.
Alla Bundesbank, la banca centrale tedesca, che invita ad attingere alle ricchezze accumulate, con una patrimoniale per ridurre il debito pubblico e creare le condizioni per favorire la ripresa economica su basi nuove, per non inasprire le imposte e rimediare a impoverimenti e ineguaglianze.
A Obama con l’iniziativa per portare il salario orario minimo degli americani dagli attuali 7,25 a 10 dollari, per ridurre in qualche modo le difficoltà economiche in cui si dibattono i ceti meno abbienti, impossibilitati a dotarsi degli strumenti per realizzare la mobilità sociale, cavallo di battaglia di quella parte del mondo.
Cui s’aggiunge Bankitalia, nella cui recente relazione si legge che una famiglia italiana su due vive con meno di 2000 euro al mese, ed una su cinque con meno di 1200 euro al mese. Mentre il reddito delle famiglie è diminuito di oltre il 7% negli ultimi due anni, e la povertà coinvolge ormai una famiglia su sei, determinando un “impatto regressivo a danno dei più poveri”.
Ed è autorevolmente confermato che il 10% di italiani più ricchi possiede circa la metà della ricchezza del Paese, pari ad almeno il doppio dell’attuale debito pubblico di 2100 miliardi di euro circa; ricchezza che è addirittura aumentata nel corso della crisi.
Quanto precede dimostra, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che anche nelle alte sfere c’è la consapevolezza di una ingiustizia economica, quindi di vita, ormai intollerabile. E che porvi mano rappresenta un atto costituzionalmente dovuto, ed é vitale per la buona sorte della società nel suo complesso e per la stessa democrazia.
Quindi è doveroso, parlamentari M5S, chiedere conto dei 7,5 miliardi distribuiti dalla Banca d’Italia al pool di banche che la costituiscono, e pretendere di avere risposte sollecite e l’eventuale correzione di valutazioni erronee rispetto al principio di equità che deve imporsi.
E’ invece puerile, ingiusto e pericoloso abusare delle istituzioni, ed è grave ed irresponsabile svillaneggiare, o peggio, il Capo dello Stato e accusarlo strumentalmente e ingiustamente di alto tradimento o di attentato alla Costituzione.
Rischiando di segare il ramo su cui si è appollaiati.
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