In piazza Castello a Torino c’è in mostra un carro bestiame ferroviario di quelli usati per trasportare ebrei ed altre persone (zingari, gay, avversari politici e “diversi” in genere) nei campi di sterminio nazisti in Germania e negli stati occupati, coi fascisti complici.
Questi carri servivano anche per inviare soldati ed equini ai vari fronti nella 2a guerra mondiale e potevano contenere 8 animali o 40 soldati.
Gli ufficiali viaggiavano nell’unica vettura esistente nella tradotta.
In carri scoperti trovavano posto cucine, automezzi, cannoni, veicoli corazzati ed altro materiale militare.
Giovani in grigioverde seduti con gambe penzoloni nei vani dei portelloni aperti su ambedue i lati; altri variamente distribuiti sui carri con materiali al seguito; canti, grida, sbracciarsi a salutare ed anche imprecazioni contro la guerra.
Carri bestiame per treni della morte stipati di persone: bambini, anziani, donne e uomini; portelloni inchiavardati e finestrotti in alto chiusi con griglie, per giorni e notti già ridotti a cose verso lo sterminio.
Ferrovieri di servizio eludendo la vigilanza di sgherri armati riuscivano qualche volta a facilitare la fuga di quanti la tentavano.
Dall’estate del 1944 gli Alleati sapevano che le cose stavano così, ma non si sa bene perché poco o nulla fecero per almeno buttare sabbia nei ferocemente efficienti ingranaggi della “Soluzione finale”, la Shoah, l’Olocausto, il Genocidio pianificato degli ebrei di tutta l’Europa.
Circa il ruolo avuto dai cittadini tedeschi c’è una lettera di Primo Levi del 5.4.1983 ad una scolara che gli pose questa domanda, eccola:
“Cara Monica, la domanda che mi poni, sulla crudeltà dei tedeschi, ha dato molto filo da torcere agli storici. A mio parere, sarebbe assurdo accusare tutti i tedeschi di allora; ed ancora più assurdo coinvolgere nell’accusa i tedeschi di oggi. È però certo che una grande maggioranza del popolo tedesco ha accettato Hitler, ha votato per lui, lo ha approvato ed applaudito, finché ha avuto successi politici e militari; eppure molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva, non solo nei Lager, ma in tutti i territori occupati, e specialmente in Europa Orientale. Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere senza correre eccessivi rischi. La cosa più brutta vista in Lager credo sia proprio la selezione che ho descritto nel libro che conosci.
Ti ringrazio per avermi scritto e per l’invito a venire nella tua scuola, ma in questo periodo sono molto occupato, e mi sarebbe impossibile accettare. Ti saluto con affetto.
Primo Levi”
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