4 ott 2016

Piano per l'Industria.

Viviamo tempi politici ed economici parsimoniosi con notizie positive seppure non eclatanti.

L'Istat ha messo ulteriormente a punto alcuni dati da cui emerge che la crisi, statisticamente parlando, è finita perché al nostro Pil è tornato il segno più.

Per dare corpo, vitalità, continuità a questo dato occorrono però investimenti privati e pubblici.

Quelli privati mobilitando le ancora considerevoli risorse disponibili e fruendo di prestiti a tassi convenienti.

Quelli pubblici ricorrendo a finanziamenti mirati dell'Unione Europea e convenendo con la medesima un utilizzo più flessibile del bilancio dello Stato; e intervenendo in modo significativo sul cuneo fiscale con i proventi di una più equa solidarietà sociale come suggerisce Eugenio Scalfari su "la Repubblica" del 25 settembre scorso.

In proposito è stato preparato un Piano per l'Industria che contiene tra l'altro incentivi fiscali per modernizzare gli impianti e migliorare la qualità dei prodotti con giovamento per la competitività e lavoro nuovo.

L'Italia ribadisce la propria disponibilità ad operare come Unione Europea sui problemi più impellenti: migranti, lavoro, pace, sicurezza, assumendo anche ruoli più incisivi in vista dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione a seguito del recente referendum.

Il debito pubblico che ci appesantisce e condiziona nelle scelte di politica economica, s'avvantaggia degli attuali bassi tassi di interesse da pagare ai creditori. Si utilizzino i risparmi per creare lavoro e opportunità di qualità per i giovani in particolare.

Poiché dobbiamo dare per assodato che solo con lo Stato funzionante, l'equità fiscale ed il lavoro buono si può fare ripartire su basi nuove l'Italia nel suo insieme.

 

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento. A presto.