20 feb 2017

Dita negli occhi.

Partiamo pure dalla metafora delle "dita negli occhi" di Bersani che votai nelle primarie per il segretario di allora del Partito democratico con oltre tre milioni di votanti.

Ammettiamo che le "dita negli occhi" non fanno piacere, anzi come minimo disturbano e possono addirittura impedire la migliore espressione di sé.

Di fronte ad esse si possono avere le reazioni più disparate; la più significativa parrebbe quella che le si rintuzza anche scontrandosi cosicché – proseguendo metaforicamente – "chi ha più filo fa più tela".

Alla medesima conclusione si giunge applicando la massima gramsciana di cavare dalle contraddizioni il meglio uscendone in avanti, cioè dimostrando che infilare le dita negli occhi degli interlocutori per avere la meglio non è democratico.

Se invece si tergiversa o si svicola il rischio che il birbante di turno perseveri considerando chi non soggiace inadeguato ad occuparsi delle cose per le quali si è arrivati a tanto.

Fuori di metafora.

Alle ultime primarie che hanno portato Matteo Renzi alla segreteria nazionale del Partito democratico ho votato per lui. Giovane, preparato, voglioso di fare bene (eccessivo il suo "rottamare") e desideroso di vederlo riconosciuto, forse prima a sé che all'insieme che ci ha lavorato.

In circa tre anni di governo ha consolidato quanto di buono ereditato e ci ha messo del suo, migliorando le condizioni di quanti stanno peggio sia con le riforme che con atti specifici

Con lui il PD ha però perso il referendum (la fronda interna ha votato "No") sulla riforma del Senato ed altro indebolendo il percorso riformatore. Un significativo numero di elettori del PD di è disaffezionato e sta alla finestra.

Dove penda il piatto della bilancia del suo essere stato insieme capo del governo e segretario del partito di maggioranza relativa e gli esiti cui è approdato il suo lavoro pare incerto.

Potrà dirlo il Congresso Nazionale del Partito democratico già deciso e da tenersi presto. Lì si farà chiarezza e si tireranno le somme: chi vince governa il partito e ne orienta la politica; chi perde controlla che si faccia bene come da linee programmatiche enunciate; stando sulla stessa barca e remando con lena.

Le elezioni politiche, da tenersi probabilmente alla scadenza naturale della legislatura, diranno quale ruolo il partito sarà chiamato a svolgere al servizio del Paese.

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