Si sono trovati un po’ per caso al pub a vedere il Toro in tv. Un gruppetto tutti di fede granata, attempatelli, svegli, informati, e disincantati non si sa se solo nell'occasione. Hanno ragionato dopo la partita persa dalla squadra del cuore, dicendo cose interessanti che si riportano in sintesi sperando di riuscire a mantenerne intatta la sostanza.
Il calcio non fa eccezione; anche lì c'entra la politica, intesa nel senso di sapersi muovere. Al punto che Cairo presidente ha consentito all'allenatore Ventura di occuparsi della nazionale azzurra per guadagnarsi qualche merito presso la federazione cui interessava.
A proposito di "do ut des" a livello mondiale ha menato scandalo qualche tempo fa l'operato del sanzionato presidente Blatter; nemmeno Platini con ruolo di rilievo lì ne uscì immune.
Cairo invece ha Silvio Berlusconi come esempio, pur sapendo che la non comune intelligenza di cui dispone il fu cavaliere è sempre volta ad utilizzare degli altri quanto serve a sé, per i propri interessi in qualunque ruolo operi: presidente del Milan calcio, leader politico e/o istituzionale. Dimentico Cairo che l'istrionismo e le altre qualità che connotano il suo già principale compreso "il pelo sullo stomaco" sono uniche ed irripetibili, quindi al massimo può aspirare ad esserne la controfigura.
Come se non bastasse da padrone di una miriade di pubblicazioni, di un quotidiano importante e di una rete tv, fa poco o nulla disinteressatamente per il Toro della cui presidenza pro-tempore pur s'onora.
A Torino ben diversamente si esprime l'egemonia della Juventus la cui presidenza nulla lascia d'intentato per valorizzare il giocattolo di famiglia, i cui trascorsi più recenti non sono stati certo impeccabili - scudetti revocati, dirigenti inibiti, serie B - fino a farne un'azienda redditizia.
"La Stampa" dello scorso 24 gennaio non ha perso l'occasione per tratteggiare un profilo in cui dal presidente all'allenatore un po’ tutti del Toro sono chiamati in causa per la crisi che l'ha portato lontano dall'Europa cui dichiaratamente aspirava in questa stagione dopo un promettente avvio.
Prima di rimanere a secco di birra il meno ciarliero dei presenti ha solennemente dichiarato che secondo lui il popolo granata, ma non solo, apprezzerebbe più sobrietà, compostezza, normalità comprensibile a partire da quanti ricoprono ruoli di potere in ambito calcistico per rimanere in tema.
Dimostrandolo concretamente socializzando i successi e ritenendo bastevoli per sé il riconoscimento dell'impegno, della generosità e della dedizione profusi per ottenerli.
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