10 feb 2017

Di tutti è l'errare.

Altolà di Mario Draghi governatore della Banca centrale europea (Bce): l'euro è irreversibile e non si tocca. Detto da lui eccellenza italiana in Europa, protagonista di quanto è possibile fare nel suo ruolo per aiutare l'Europa a riprendersi dopo la crisi più dura e difficile del dopoguerra, è un tagliare corto senza repliche.

Rivolto al pressapochismo di comodo della destra più retriva nostrana e continentale che strumentalizza il malcontento aizzandolo contro l'Unione Europea e contro l'euro; mentre sono indispensabili politiche nuove, serie, coraggiose e impegnative che aiutino gli Stati membri in difficoltà a mettersi al passo del tempo verso un futuro più giusto ed equo di sviluppo comune in senso federalista.

Donald Trump ha iniziato il suo quadriennio di presidente degli Stati Uniti accorgendosi quanto impegno e fatica richieda l'esercizio concreto della democrazia irridendo – è ridicolo ha detto - il giudice che gli ha bocciato il provvedimento che impediva a cittadini statunitensi e non, originari di numerosi Paesi dell'Africa di rientrare o entrare legittimamente nel Paese, trattando da irresponsabili i giudici di appello che hanno confermato la bocciatura e dicendo ai cittadini: rivolgetevi a loro se dovessero verificarsi atti terroristici di matrice islamica.

Di tutti è l'errare; solo dello stolto il perseverare nell'errore (Cicerone).

Italia casa nostra.

Per ora dall'Amministrazione comunale di Roma ci si accontenterebbe di segnali concreti che c'è un'inversione di marcia rispetto all'andazzo ereditato, al quale già il sindaco Ignazio Marino pagò lo scotto.

Se questi segnali ci sono già o ci saranno a breve l'Amministrazione continui nell'impegno dandole merito della svolta. Diversamente non dovrebbe essere difficile trarre le necessarie conclusioni politiche ed operare di conseguenza. Lasciando alla Magistratura eventuali iniziative di sua competenza.

Circa il voto politico anticipato andarci prima possibile con le leggi che ci sono? Buon senso suggerirebbe di no per l'alto rischio di non riuscire ad esprimere maggioranze durevoli. Necessaria quindi la prioritaria messa a punto di una legge che consenta ed aiuti il formarsi di maggioranze armoniche per Camera dei deputati e Senato.

Andare poi al voto anticipato solo se il governo Gentiloni demeritasse; mentre finora ha fatto il suo dovere.

 

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