Le statistiche ci segnalano che le donne italiane partoriscono mediamente 1,30 bambini ciascuna. Mentre ne sarebbero necessari almeno 2 per garantire il mantenimento della popolazione attuale di 60 milioni di abitanti circa; la cui vita media continua ad aumentare: ad oggi 80 anni per gli uomini, qualche anno in più per le donne.
Semplificando si può dire che senza immigrazione che compensi il calo delle nascite il nostro Paese sarebbe destinato a spegnersi nel tempo passando attraverso problemi vari, tra cui la difficoltà di produrre beni e servizi essenziali e tenere il passo della concorrenza in vari settori dell'economia; e perfino stentare a garantire agli anziani pensioni dignitose e assistenza cui hanno diritto.
Sembrerebbe dunque logico che chi di dovere s'occupasse dell'immigrazione utile e delle provvidenze necessarie per consentire alle famiglie di avere almeno 2 figli, di poterli crescere persone per bene con l'istruzione necessaria e l'esperienze di lavoro che aiutino a fare emergere e sviluppare i talenti di cui ognuno è dotato, giovandosene personalmente e con positive ricadute sulla società di cui sono parte.
Ed intanto regolarizzare presto la cittadinanza per i nati in Italia e per quanti sono da tempo nel nostro Paese, vivono del proprio lavoro, hanno famiglia, mandano i figli a scuola, sono integrati nella società avendo intessuto apprezzate relazioni interpersonali. Rispettosi della storia, religione, cultura, usi, costumi; riscontrando sentimenti innati e graditi di reciprocità nei loro confronti.
E non attendere che a ricordarlo siano esemplari atti umani e come cittadini tutti d'un pezzo, ovvero il raggiungimento di traguardi importanti negli sport o in altre attività di rilievo.
Superando le aleatorie e defatiganti procedure attuali, che dissuadono e demoralizzano le persone interessate anziché curare che l'ambito riconoscimento sia da loro conseguito, valorizzandolo e potendo contare su di essi cittadini italiani a tutti gli effetti.
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