Il 27 gennaio scorso è stato celebrato l’annuale “Giorno della Memoria” istituito durante la XIII^ legislatura (1996-2001) per tramandare alle generazioni future come il male nazifascista abbia potuto infettare la civile europa e manifestare la sua virulenza durante la II^ guerra mondiale (1940-1945) e perché si sia affievolito l’uso della ragione che poteva impedire l’avvento dei mostri.
Nazioni come la Germania e l’Italia, di antiche tradizioni religiose, umanistiche, culturali, artistiche, scientifiche e politiche, hanno consentito ai totalitarismi di Hitler fuhrer del nazionalsocialismo nazista e di Mussolini duce del fascismo, di ideare ed attuare disegni perversi, senza eguali nella storia dell’umanità: il genocidio pianificato degli ebrei: 6 milioni di persone, oltre un milione di: nomadi, avversari politici, prigionieri di guerra, omosessuali e quanti ritenuti “diversi” e/o “inutili” o di ostacolo al disegno di dominio del mondo attraverso l’affermazione della “razza ariana” definita eletta, superiore.
Il tutto è avvenuto nel rispetto formale delle regole che disciplinavano l’accesso al potere dello Stato e la sua gestione. Martellando la mente dei cittadini con messaggi propagandistici di grande efficacia, mentendo, riducendo la verità a parodia di se stessa, facendo leva sugli istinti peggiori, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle persone in nome di un ordine nuovo e rappresentando queste cose come vantaggiose per la maggioranza dei cittadini, ormai soggiogati e privati perfino del senso critico proprio di ogni persona normale.
Tutto ciò scientemente e metodicamente applicato alla società civile e portato alle estreme conseguenze nei campi di sterminio nei confronti degli internati, con la sistematica distruzione della loro personalità, della dignità, della considerazione e rispetto verso se stessi, riducendoli a cose per disporne a piacimento, fino alla soluzione finale, cioè alla loro eliminazione fisica. Tanto che gli aguzzini potevano ripetere ai pochi superstiti: “raccontate pure quanto aveste visto, vissuto e patito, tanto nessuno vi crederà”.
Non perdere la memoria di quanto accaduto è quindi indispensabile, perché l’“indicibile” non abbia a ripetersi. E serva anche per mantenere vigile il sistema immunitario della nostra democrazia, affinché possa riconoscere e rintuzzare per tempo ogni comportamento che contrasti con la Costituzione, come la trascuratezza nel far fronte a doveri e responsabilità di governo, nelle circostanze serie ed impegnative come quelle che l’Italia sta attraversando.
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