Ad Asti l’on. Cota, presidente della giunta regionale, ha dichiarato che la bozza di piano sanitario del Piemonte non prevede restrizioni per le iniziative già programmate e/o avviate (ospedale di Nizza tra queste) né limitazioni all’autonomia e funzionalità dei servizi attualmente erogati dal “Cardinal Massaja” di Asti e da altre strutture dell’Asl 19.
Mentre si prende atto delle assicurazioni fornite, si constata che il Piano è un cantiere aperto, dove molte cose possono ancora cambiare, come risulta dalle iniziative e dagli interventi che si riportano.
Alessandro Mondo su “La Stampa” del 2 febbraio scorso, scrive che Guido Crosetto (coordinatore del Pdl regionale) non ha risparmiato bastonate alla riforma sanitaria firmata Cota-Ferrero, intervenendo nelle incomprensioni emerse tra coloro che si occupano della medesima, invitandoli “a tenere il più basso profilo che da tempo distingue i piemontesi”. L’argomento controverso sono le “Super Dea” strutture polifunzionali adatte ad affrontare ogni tipo di emergenze, mentre gli altri Centri dovrebbero occuparsi di casi meno gravi. Ciò declasserebbe alcuni ospedali che esprimono la loro contrarietà.
Recentemente si sono costituiti i comitati “Giù le mani dall’ospedale Cardinal Massaja” di Asti e “Comitato Valle Belbo in difesa della Sanità”. Si tratta di cittadini che si battono per salvaguardare il diritto alla salute ed ai servizi sanitari in atto ed in particolare per la realizzazione dell’iniziato ospedale di Nizza Monferrato (“La Stampa” 6 e 15.2.2011).
Carlo Ventura, già tecnico di laboratorio analisi e componente del consiglio dei sanitari Asl 19, nonché memoria storica della sanità astigiana, dopo aver analizzato la situazione attuale ed averci ragionato su, ha formulato proposte competenti per evitare che con l’acqua si butti anche il bambino.
Sergio Zappa, già tecnico di radiologia all’Asl, di Ass. A Sinistra – Federazione a Sinistra, su “La Stampa” del 10 febbraio scorso ricorda che la deliberazione della giunta regionale di centrodestra n. 51 prevede la creazione dell’azienda Ospedaliera SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria, in cui confluiscono 11 ospedali tra cui quelli di Asti e di Nizza Monferrato, con capofila l’ospedale di Alessandria; il solo a svolgere attività di riferimento regionale, quali ad esempio, neurochirurgia e cardiochirurgia. Zappa afferma infine “che lo scorporo degli ospedali dalle Asl [….] comporterà la moltiplicazione dei costi e il peggioramento dei servizi”.
Infine Ettore Boffano ne “la Repubblica” del 13.2 scorso analizza la sanità piemontese a partire dalla “pessima gestione” che costò “la sconfitta del centrodestra di Ghigo nel 2005”, proseguendo con “il primo segnale positivo della giunta Bresso con la nomina di Mario Valpreda alla sanità, [….] stagione purtroppo brevissima che si fermò per la grave malattia che lo colpì dopo pochi mesi di lavoro e di risanamento vero”.
Da ultimo attribuisce a Cota “una riforma bislacca e inadeguata, capace di sconvolgere la vita interna degli ospedali e la loro stessa gestione e, in qualche caso, addirittura il loro futuro”, con imprenditori cuneesi che si ribellerebbero scrivendogli, talchè “il Pierino leghista farebbe bene a preoccuparsi”.
Da quanto precede si arguisce che la proposta di nuovo piano sanitario regionale sta suscitando attese, ma anche forti perplessità e contrarietà, cosicché una sintesi buona e accettabile è ancora tutta da costruire.
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