27 feb 2011

Un giovane su tre non trova lavoro

Ultime dall’Italia: un giovane su tre non trova lavoro. Ha probabilmente un diploma, forse la laurea; accetterebbe un qualsiasi lavoro dignitoso, imparandolo se del caso e si sposterebbe dove occorre. Le strutture che dovrebbero facilitargli il compito – come gli ex uffici di collocamento, ma non solo – in pratica hanno modesta efficacia. L’economia può riprendersi senza assumerlo: lasciato a sè il cosiddetto mercato non risolve il problema. Anche perché in Italia esso è influenzato dal 10% di cittadini che dispongono del 50% delle risorse esistenti, prodotte da tutti e finite nelle tasche di pochi.

Dovrebbero muoversi le istituzioni, principalmente: Stato, Regioni, Province, Comuni; intanto migliorando la qualità dei servizi di loro competenza e l’efficacia dell’approccio con quanti desiderano avviare o sviluppare attività; aiutandoli anzicchè limitarsi ad esporre il rosario degli adempimenti cui devono sottostare.

Così come le banche che prestano denaro a chi già ne ha, invece di sostenere iniziative volte all’innovazione di processo e di prodotto, realizzando qualità più alta e maggior valore aggiunto.

Trovare lavoro mediante concorso e ormai una chimera, perché gli enti che dovrebbero usare questa modalità ricorrono a mille artefici per avere le mani libere nelle assunzioni, che non coprono nemmeno il turnover e con il tempo indeterminato ridotto a speranza.

Il governo di centrodestra è come se non ci fosse, di conseguenza il parlamento langue e il sindacato si svena per difendere il lavoro che rimane.

E si potrebbe continuare.

Questo si sente dire dalla gente normale, nei luoghi di lavoro, per la strada, nei bar, sui bus, se le si offre l’occasione di esprimersi. Altrimenti un pudibondo silenzio copre ogni cosa.

Allora che si fa? Intanto ci si apre al mondo che guarda avanti, definendo insieme un più avanzato modo di vivere, con al primo posto la salute e la qualità per quanto vive sulla Terra e per essa che tutti ospita. Un sentimento già ben presente, che accomuna l’intera umanità. Quindi si alimenta questo sentimento agendo con coerenza nelle diverse realtà in cui ognuno vive ed opera. Da noi, in democrazia, esigendo che si affrontino e risolvano prioritariamente i problemi che maggiormente preoccupano i cittadini, tra cui quelli accennati all’inizio di queste note: basta annunci e promesse, adesso servono fatti!

Se i fatti non arrivano e la situazione non migliora i responsabili politici devono risponderne, rimettendo il mandato e lasciando che siano altri ad occuparsene. Confermando così la capacità della democrazia di rinnovare se stessa e le realtà nelle quali essa e veramente praticata.

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