3 feb 2012

Costa Concordia

La tragica vicenda della nave da crociera “Costa Concordia” sollecita riflessioni su molti argomenti, tra i quali si sceglie il “sapere e saper fare”.

A prescindere dalla opportunità-utilità-compatibilità di costruire navi da diporto di stazza così grande – oltre 100 mila tonnellate – si è d’accordo nel considerare la “Costa Concordia” una realizzazione che onora la cantieristica “made in Italy” e quanti vi hanno posto mano nelle varie fasi: ideazione, progettazione, esecuzione, varo. Il meglio che si potesse fare, in questa nave c’è; nei sei anni in cui è andata per mare se n’è avuta conferma.

Si può quindi affermare che il “sapere e il saper fare”, cioè il lavoro nella sua accezione migliore, trova nella fattispecie la sua sintesi.

Dopodichè la nave viene consegnata all’armatore “Costa Crociere” che la gestisce fino ai giorni nostri senza particolari problemi.

Poi, in un viaggio di normale “routine”, succede la tragedia che conosciamo, a determinare la quale hanno concorso una sfilza di leggerezze, imprudenze, imperizie, omissioni ed altro, che è raro riscontrare in casi del genere e su cui indaga la magistratura. Restano i lutti e il lancinante dolore per le persone che hanno perso la vita, cui nulla e nessuno può rimediare.

Si tratta ora di capire come sia stato possibile costruire un naviglio di così alta qualità e gestirlo bene per anni, e poi incorrere in inammissibili pressappochismi che ne hanno causato il naufragio.

La “Costa Concordia” non può che essere stata costruita e varata in un cantiere nel quale si lavorava con spiccato senso di responsabilità ed in utile collaborazione tra tutte le competenze presenti e operanti. Cultura, conoscenza, intelletto, manualità, fuse in un mix virtuoso di “sapere e saper fare” capace di produrre eccellenza.

Per motivi ancora da chiarire, analoghe circostanze non si sono ripetute nella gestione della nave, dove la carenza più evidente emersa nel naufragio ed attribuibile a ruoli elevati di potere e di comando, è stata di cultura; intesa come sapere generale, risorse etiche, principi deontologici, indispensabile per poter governare la complessità e reagire in modo appropriato nelle sopravvenienze, agli imprevisti.

Carenza cui ha fatto riscontro – non per caso – l’encomiabile comportamento dei livelli inferiori nella scala gerarchica presenti sulla nave, che si sono prodigati per la salvezza dei passeggeri. In virtù di principi di umana solidarietà ed altruismo, patrimonio personale di quanti, molti, lavorano con senso di responsabilità.

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento. A presto.