4 feb 2013

I Mario cucinati in tutte le salse.

Nella campagna elettorale in corso vanno di moda i Mario cucinati in tutte le salse, mentre sarebbe opportuno distinguerli per competenze, utilizzando quelle adatte per uscire in piedi dalle difficoltà in cui ci troviamo.

Mario Draghi. Ha fatto e sta facendo bene come governatore della Banca centrale europea (Bce), e anche grazie a lui se l’Eurozona è uscita dal mirino della speculazione finanziaria e può lavorare per rendere compatibile la vita dei cittadini – a partire dai meno favoriti – con la messa a punto di bilanci, riduzione del debito, superamento delle arretratezze per la ripresa e lo sviluppo economico con modalità e finalità nuove. Mettendo a profitto le impegnative esperienze in atto per realizzare più equità e giustizia sociale e una convinta e duratura solidarietà tra gli Stati, con più Europa e – come tale – verso i Paesi del Mediterraneo, con l’occhio lungo al Mondo globale. Non cogliere questa opportunità sarebbe da sconsiderati.

Mario Monti. E’ stato efficace nell’emergenza. Può ancora contribuire a migliorare quanto è stato fatto e lavorare al da farsi. Tenendo conto delle novità intervenute nel frattempo: significativi risparmi sugli interessi del debito, responsabile risposta di cittadini, famiglie e imprese ai pesanti gravami fiscali, ricerca di soluzioni tra organizzazioni datoriali e dei lavoratori per la ripresa dell’economia, con qualche segnale che la strada è quella giusta. Cui s’aggiunge la generalizzata consapevolezza che la priorità assoluta e il lavoro e l’economia reale, e che la finanza deve essere di servizio e non il domino, beneficiario di vantaggi senza merito.

Per Monti avere scelto di mettere le mani negli afrori della politica gli può giovare, ma di certo lo distrae da compiti che più gli si addicono e ai quali ha dimostrato di sapersi dedicare con generosità e successo. Mentre il confronto con la realtà terragna gli torna utile, per evitare che assunti e convincimenti personali diventino dogmi.

Mario Balotelli. Sa giocare a pallone, e lo fa con piacere un po’ bizzarro. Già in forza all’Inter, poi in Inghilterra dove non s’è ritrovato; si spera che in Italia vada meglio. In nazionale ha dato buona prova di sé. E’ arrivato al Milan mentre ferve la campagna elettorale, ma lui non è candidato e non c’entra. Ha conosciuto le difficoltà della vita, ora i denari non gli mancano, anzi ne pare sazio.

Siamo quindi contenti che sia tornato e gli auguriamo di divertirsi divertendo.

Consapevoli che la partita che adesso conta è quella del centrosinistra con Bersani e del centrodestra del Cavaliere. Come posta il futuro prossimo di tutti noi.

 

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