22 apr 2013

Una bottiglia di vino dolcetto da tre quarti di litro.

Dopodomani è il 25 Aprile giorno della Liberazione. Dall’8 settembre 1943 al 25 Aprile 1945 una generazione di giovani s’è fatta Stato ed ha cacciato in armi l’invasore nazista e il fascismo di Salò che gli teneva bordone, ridando dignità all’Italia dopo oltre vent’anni di regime totalitario. Decine di migliaia di morti per riconquistare la libertà. Poi la democrazia con la Costituzione più bella del mondo, attuata solo in parte.

Adesso tocca a tutti noi, con i giovani ancora protagonisti.

 

Trentamila miliardi di euro ed oltre – l’intero Pil di un anno di Stati Uniti e Giappone insieme – imboscati nei cosiddetti paradisi fiscali.

Un enorme quantità di risorse prodotte dal lavoro di tutti, nella disponibilità ed a beneficio di pochi, con la stragrande maggioranza che pena nella perdurante crisi.

Per uscire dalla quale è indispensabile che gli stati dell’Unione Europea ricuperino da questa enorme somma la quota di evasione di rispettiva competenza, comminando le relative sanzioni.

 

Le banche non solo italiane prestano soldi col contagocce alle attività produttive, persone e famiglie. Da molte parti, ed anche dagli organismi preposti si chiede di non far mancare il necessario flusso di risorse al sistema, per evitare chiusure, consentire l’avvio di nuove iniziative e dare vita ad uno sviluppo nuovo.

Del resto non è questo il compito degli Istituti di credito?

 

Cinquecentomila lavoratori in cassa integrazioni guadagni in deroga rischiano di rimanere senza assegno se il governo non stanzia presto i 2,3 miliardi di euro occorrenti. Si tratta di due priorità in una: non far mancare l’indispensabile a persone e famiglie, e iniettare un po’ di soldi nell’anemico circuito dell’economia spicciola quotidiana.

 

Una bottiglia di vino dolcetto da tre quarti di litro che una settimana fa costava 3,50 euro, ora ne costa 4,90: un aumento del 40%!

Come mai? Sono aumentati i pedaggi autostradali, la risposta.

A parte l’ingiustificata sproporzione, resta il fatto che gli aumenti vengono interamente scaricati sui consumatori, anzicchè equamente ripartiti sull’intera filiera.

Siccome il mercato da solo non rimedia a questa stortura, chi deve disponga. Senza indugiare oltre.

 

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