Trenitalia sceglierebbe l’occasione dell’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario del 15 dicembre prossimo per realizzare economie a scapito dell’utenza, sulle tratte verso Genova e Piacenza-Bologna.
Ne risulterebbero particolarmente penalizzati i pendolari tra Asti e Torino Porta Nuova, con drastiche riduzioni delle fermate nelle stazioni di Villanova e Villafranca, e dei treni che raggiungono e partono da Porta Nuova.
Il Comitato dei pendolari si è immediatamente attivato rivolgendosi alle autorità locali e regionali e chiedendo conto a Trenitalia di quanto bolle in pentola.
Sarebbero giunte risposte interlocutorie e disponibilità a intervenire con aggiustamenti di dettaglio.
Siccome si tratta di decisioni gravide di conseguenze per migliaia di persone, non si potrà non rispondere nel merito delle motivate esigenze di cui esse sono portatrici.
Intanto stupisce l’insistenza di Trenitalia nell’adottare provvedimenti che ignorano problemi e istanze di questa significativa parte del territorio piemontese; già oggetto di limitazioni del servizio per accedervi e spostarsi all’interno, nonché nei collegamenti con realtà importanti dal punto di vista economico-turistico e di promozione e valorizzazione delle proprie potenzialità, anche in vista di Expo 2015 a Milano.
Mentre è di tutta evidenza che sui trasporti ferroviari per pendolari è messa alla prova la capacità della dirigenza di ottimizzare il rapporto qualità/prezzo, contenendo il vantaggio immediato per Trenitalia, in vista di più generali benefici che riguardano la vita e l’economia del territorio servito, di cui si giovano tutti.
Infine cittadini, famiglie e aziende sono chiamate a razionalizzare i proprii comportamenti e stili di vita, improntandoli a sobrietà ed oculato utilizzo delle risorse, affinché tutti possano guadagnarsi da vivere dignitosamente con il frutto del proprio lavoro.
Anche Trenitalia, società partecipata a maggioranza dallo Stato, è chiamata a fare autonomamente la sua parte in proposito.
Che ricomprende l’utilizzo contingente di risorse prodotte da iniziative più remunerative, per realizzare uno sviluppo equilibrato dell’insieme dei servizi erogati dall’Azienda.
Come del resto dispone autorevolmente e tra l’altro l’art. 41 della Costituzione: “La legge determina i programmi ed i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
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