Ieri il solito rituale pessimismo sulla situazione economica e sui conti pubblici dell’Italia.
Oggi cauto ottimismo che arriva dall’asta dei Bot annuali venduti per 6,5 miliardi di euro con un interesse dello 0,688%, assai favorevole per le casse dello Stato; da Bankitalia che si rifà alla solidità finanziaria delle famiglie, al miglioramento dei conti con l’estero ed ai segnali di ripresa dell’attività produttiva; dalle Agenzie di rating che evidenziano un futuro prossimo con qualche miglioramento, e dall’OCSE che vede il nostro Paese più attivo nell’Eurozona insieme alla Francia.
Si tratta di valutazioni che incoraggiano a proseguire nella virtuosa politica di gestione dei conti pubblici e del parallelo vigore nelle scelte ed iniziative che aiutino una nuova sana ripresa, con il lavoro a fare da fulcro, appoggio di tutte le leve che possono positivamente contribuire.
Perché non è purtroppo scontato che la ripresa porti all’automatico recupero dei posti di lavoro persi e ne aggiunga di nuovi.
Né è pensabile che dopo anni di crisi si possa tornare come se niente fosse al tran tran precedente, che della crisi è stata una concausa.
Parrebbe invece utile e necessario cogliere l’occasione per inverare alcuni principi che discendono dall’applicazione concreta della nostra Costituzione.
A tutti deve essere data la possibilità di vivere dignitosamente con il frutto del proprio lavoro (artt. 1 e 4).
Se lavorare non basta per vivere dignitosamente ma bisogna indebitarsi, è una ingiustizia cui porre socialmente rimedio (art. 36).
Indebitarsi investendo per migliorare la propria vita e quella altrui, e con gli utili pagare il debito, rientra nell’ordine naturale delle cose (art. 41).
La ricchezza, cioè il frutto del lavoro umano risparmiato, è fonte di progresso (art. 47).
Dei benefici della ricchezza prodotta devono godere equamente quanti vi hanno contribuito (artt. 41 e 42).
Quanto precede postula, richiede di raggiungere nel medio periodo due obiettivi prioritari: il lavoro per tutti e la riduzione del debito pubblico al di sotto del 100% del Pil (Prodotto interno lordo).
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