Inaccettabile che il portavoce del M5S e titolare del marchio chiami politica la truculenta sequenza di male parole e il blasfemo parafrasare Primo Levi di “Se questo è un uomo”, a fini polemici del tanto peggio tanto meglio.
Sintesi del florilegio utilizzato sul suo blog.
Nella fotografia del cancello di accesso al campo di sterminio nazista di Auschwitz è stata ritoccata la scritta che lo sovrasta: arbeit macht frei, facendola diventare: P2 macht frei, quindi modificato il titolo del capolavoro “Se questo è un uomo” in “Se questo è un Paese” e parafrasando: Se questo è un Paese, nato dalle morti di Falcone e Borsellino, dalla trattativa stato mafia, schiavo della P2.
Utilizzando il tutto per definire il Capo dello Stato un “vecchio impaurito dalle sue stesse azioni che ignora la Costituzione”, e il Presidente del Consiglio dei ministri “un volgare mentitore assurto a leader da povero buffone di provincia”.
Viene da chiedersi da che pulpito ed altro; ma fermiamoci qui e giudichino gli italiani.
Circa la proposta del governo di porre un tetto ai corrispettivi dei manager di aziende pubbliche e di dirigenti di Enti ed istituzioni, non superiore a quanto percepisce il Capo dello Stato (238.000 euro l’anno), occorrerà certo verificare che non si violino norme e principi costituzionali, né possa essere intesa come una sorta di diminuzione dell’importanza del ruolo.
Di certo non si tratta di una novità, essendoci già cimentato Adriano Olivetti in tempi non sospetti; mentre in Svizzera s’è tenuto recentemente un referendum per fissare un massimo di quindici volte quanto guadagna il lavoratore meno pagato della realtà interessata.
Oggi nelle impegnative difficoltà in cui versa l’Italia, con tanti cittadini cui il fisco preleva anche parte dell’essenziale per vivere decorosamente, un sano principio di giustizia richiede l’adozione di questa misura.
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