Ragioniamo alla buona. Nelle seguenti tre formulette sono riassunte le nostre attuali difficoltà ed anche i modi per uscirne:
-bilancio annuale in rosso del 2,80%, cioè lo Stato spende più di quanto incassa;
-debito pari al 130% del PIL (Prodotto interno lordo di un anno);
-disoccupazione generale oltre il 12%, al cui interno quella giovanile supera il 40%.
La materia prima di cui disponiamo in abbondanza è quindi la capacità di lavorare bene: da parte dei meno giovani mettendo a profitto il vissuto e l’esperienza, mentre dei giovani la preparazione, la voglia e l’energia. Con i generi, donne e uomini, che vi concorrono apportando la ricchezza delle loro specificità.
Con il sistema-Paese a sostenere il pieno dispiegarsi di questo potenziale: lo Stato ed il pubblico in generale posti in condizioni di efficienza, il privato dinamico che investe ed opera.
Lavoro ai disoccupati ed ai giovani in particolare, con corrispettivi per quanti iniziano a lavorare relazionati alle loro capacità, e comunque non inferiori a minimi stabiliti che consentano di vivere dignitosamente.
Producendo servizi e beni di qualità, utili ed ecocompatibili, facendo aumentare il Pil e diminuire implicitamente il debito, insieme ad altri provvedimenti specifici per portarlo sotto quota 100% del Pil. Traguardo non proibitivo, essendoci già arrivati vicino (104%) nella XIII^ legislatura 1996-2001 con i governi Prodi, D’Alema, Amato.
Gli investimenti dall’estero arriveranno perché in molti settori produttivi siamo tra i primi in Europa e nel mondo e ci prepariamo ad avere uno Stato ed un apparato pubblico capaci di supportare quanti intendono intraprendere all’interno di un quadro programmatico delineato e noto. Con una società capace, moderna, gradevole nel modo di porsi e di fare la propria parte, in un contesto da Patrimonio dell’Umanità.
Per quanto si comprende, i governi che si sono avvicendati di recente: Monti, Letta, Renzi hanno seguito più o meno questa strada con una positiva accelerazione impressa da quello guidato dell’ex sindaco di Firenze. In ultimo chiamando a collaborare anche quanti sono rimasti finora in posizione defilata.
Dopodiché ci attendiamo di godere i frutti concreti dell’impegno in cui l’Italia sta dando il meglio di sé.
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