10 set 2014

Tornare a scuola.

Santiddio, è da tempo noto che restano più facilmente senza lavoro le persone meno scolarizzare e/o che non aggiornano la loro professionalità.

Per stare al passo coi tempi occorre “tornare a scuola” di tanto in tanto; guardarsi intorno, capire come cambia il mondo e tenerne conto.

Rammentando l’utilità di buone conoscenze di base su cui innestare il nuovo che si manifesta.

A partire dagli anni ’60 del secolo scorso i giovani lavoratori queste cose le capirono così bene da mettere in piedi un movimento che indusse la scuola pubblica (preceduta da quella privata) a realizzare corsi di studio serali di ogni ordine e grado per rispondere ad una diffusa domanda in tale senso.

La definizione più appropriata che li contraddistinse fu “Lavoratori Studenti”. Un testo che essi leggevano: Alexandre Koyré - Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione - Einaudi.

Essi realizzarono alcuni importanti obiettivi. Intanto l’esigenza-consapevolezza di dotare la propria esperienza di lavoro di un valido supporto teorico-scientifico che ne generalizzava l’utilizzo. Poi essere più inclini a cambiare lavoro, godendo di migliori retribuzioni e realizzando un “ascensore sociale”. Fornendo infine un approccio politico originale e un contributo per una economia fondata sul sapere diffuso al servizio del Paese. Si veda in proposito “I fuorilegge della scuola” a cura di Danilo Frassetto, edito dalla Provincia di Torino nel gennaio 1970.

Il governo guidato da Matteo Renzi, ben assortita compagine di giovani capaci e volenterosi con meno giovani esperti e competenti, si prefigge di migliorare dalla radice il servizio scolastico, come contributo per uscire dalla crisi e con l’intento di fornire alle giovani generazioni gli strumenti per capire la complessità e diventare protagonisti di un cambiamento che abbia alla base pace e libertà e si sviluppi nella giustizia ed equità.

Considerandoci dei privilegiati abitanti pro-tempore del pianeta Terra, l’unico con viventi finora noto nel cosmo del quale non conosciamo i limiti.

Responsabili dell’integrità vitale dei luoghi in cui abitiamo e del buon uso dei beni comuni: aria, acqua, terre fertili, foreste, ambiente, animali, minerali, fonti energetiche, prodotti del lavoro e dell’ingegno umano, arte, cultura, storia.

Che rendono bella la vita e piacevole viverla, facendo bene la nostra parte.

 

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