4 dic 2018

Colpisce quando meno te l'aspetti.

L'intervista a Luca Vialli (Corriere della Sera 26.11.18) m'ha suggerito di fare dialogare con lui un immaginario ammalato di cancro sopravvissuto anch'esso al male comune.

Sintetizzo quanto ritengo condiviso da entrambi.

Colpisce quando meno te l'aspetti, ed una parte di te che reputavi meno esposta ad essere violata.

In realtà se ci pensi un po’ si capisce che si tratta di quella che utilizzi di più o più intensamente di te, quasi senza accorgertene quando stai bene. Oppure è il contesto generale o il modo con cui vivi ad avere in sé qualcosa di patologico.

Mettere nero sul bianco, scrivere qualcosa aiuta a riflettere, a farsene una ragione. Come accettare di convivere con un ospite indesiderato che è stato posto sì in condizione di non nuocere, ma non è uscito dalla nostra persona una volta per sempre.

Una cosa è certa. Per farcela non bisogna demordere e  mettere in campo il meglio di sé per prevalere e fors'anche prevenire per quanto possibile, modificando il proprio stile di vita specialmente laddove si capisce di avere forse ecceduto.

Giova irrobustire la fiducia che si nutre nei confronti di se stessi e delle altre persone in qualche modo implicate: familiari, parenti, amici, conoscenti, personale sanitario o comunque professionalmente coinvolto nella  vicenda.

Accettando tutti di giocare la partita della vita. Per la persona interessata fino a quasi soggiogare il male stesso, convincendolo mentalmente a restare latente piuttosto che combinare guai in cui ha tutto da perdere perché se prevale muore anch'esso.

Centellinando così ogni giorno, capendo molto di più e meglio quanto valga la vita e come meriti di essere vissuta e spesa.

E che ciò conti tanto quanto le pur importanti medicine e cure cui ci si assoggetta.

 

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