L’Associazione Comuni del Monferrato ha dedicato il numero 3, marzo 2011 del suo egregio periodico “Informazioni” al “Nuovo federalismo fiscale municipale”, da cui traggo spunto per svolgere alcune riflessioni.
Si tratta di norme complesse, sia dal punto di vista delle innovazioni che introducono, che per la loro concreta applicazione ed attuazione. Diluite nel tempo per giungere – a regime – al superamento della finanza derivata (di cui si occupava lo Stato), con forme dirette di reperimento ed utilizzo delle risorse.
La base per fare tutto ciò sarebbe fornita dall’art. 119 della Costituzione.
D’acchito, viene in mente – si scusi l’irriverenza – di esortare a non ripetere gli errori della vecchia imposta di famiglia, che assumeva a riferimento impositivo il reddito dei contribuenti accertato dal Comune, che ne disponeva l’iscrizione a ruolo e la riscossione. Sennonché i Comuni si contendevano i residenti abbienti e gli stessi contrattavano coi Comuni, scegliendo poi quello meno esoso.
Realizzare una fiscalità equa e solidale per tutto il Paese è quindi il primo obiettivo, insieme alla responsabilizzazione degli amministratori e dei cittadini nel procacciarsi e utilizzare bene le risorse necessarie per la vita dei diversissimi 8.000 e più Comuni italiani.
Si tratta di una sfida di portata storica, per vincere la quale la Lega ha fatto “fuoco e fiamme” utilizzando più che la politica – cioè il convincimento della bontà della proposta – gli aut-aut, posti via via alla maggioranza di centrodestra di cui essa stessa è parte. Quindi un “cinismo” bastone (minacciato) e carota (cedimenti vari) ha connotato fin qui il suo comportamento. Un mercanteggiamento che ha contribuito a minare l’etica, la credibilità e l’autorevolezza del governo, sia nel Paese che sul piano internazionale.
Si sa che elusione ed evasione fiscale sono il nostro “tallone di Achille” e che l’inadeguatezza dei servizi pubblici lascia larghi margini operativi alla criminalità organizzata e allontana gli investitori, attratti da realtà con elevati livelli di efficienza di sistema.
A parole l’attuale maggioranza di centrodestra afferma di battersi per estirpare questi mali. Nella realtà in questa riforma c’è troppo poco per aiutare ad imboccare con decisione questa strada e percorrerla per raggiungere l’obiettivo.
Nel prosieguo sarà quindi necessario acquisire idee, risorse e capacità operative che questo centrodestra non è in grado di esprimere, ma che il Paese dimostra di avere in serbo.
Alle forze politiche, alle altre organizzazioni della società civile ed alle istituzioni preposte, il compito di realizzare le condizioni perché tutto questo sia possibile.
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