18 apr 2011

La Waya comprata dai cinesi

“La Waya comprata dai cinesi” è il titolo a tutta pagina de “La Stampa” del 1° aprile scorso. E’ andata all’asta e l’hanno pagata 1 milione e cinquantamila euro. Si tratta del gruppo “Cijan” che produce soprattutto ammortizzatori, come la Waya. L’operazione è stata condotta dal curatore fallimentare, mentre nei due anni dell’amministrazione straordinaria, il commissario ministeriale non riuscì nell’intento.

La vendita è coincisa con lo sblocco di alcune opportunità in favore dei lavoratori, iniziando dalla proroga della cassa integrazione. Un raggio di sole nell’atmosfera plumbea che aveva fin qui pesato sulla vicenda.

Considerazioni e interrogativi.

L’azienda è stata comprata per un tozzo di pane. D’altro canto le aziende valgono per quanto producono e questa, dopo aver languito per anni, è addirittura fallita. Quindi nella “cinica” logica di mercato, come alternativa restava solo la vendita delle macchine, delle attrezzature e di quant’altro come rottame. Difatti all’asta era presente anche un aspirante acquirente con queste intenzioni, poi escluso per aver commesso un errore nella presentazione dell’offerta.

Come mai nell’Astigiano non s’è riusciti a raccogliere la disponibilità di alcuni avveduti: persone, istituzioni, imprese, enti, banche, fondazioni, eccetera, disponibili ad occuparsi della vicenda, d’intesa con lavoratori e sindacati, come tappa per giungere successivamente ad una più avanzata e soddisfacente soluzione?

Come si pensa di poter realizzare modernità e sviluppo possibili, se di fronte ad una sfida come questa, con in ballo un’azienda storica che ha connotato di sè la città di Asti, consentendo a migliaia di lavoratori/trici di vivere ed alla proprietà di guadagnare, si lascia che tutto si sfilacci fino all’ineluttabile, vanificando l’impegno di quanti sono coinvolti, lavoratori tra i primi, senza un sussulto di dignità?

Non sarà forse che il ceto dirigente astigiano non ha piena consapevolezza che al potere pubblico e privato di cui dispone, corrispondono doveri imprescindibili, che vanno esercitati sempre e in particolare quando ci sono difficoltà che comportano scelte difficili; in questo caso conciliare legittimi interessi particolari con quelli più generali e sociali, richiamati dall’art. 41 della Costituzione?

Se gli interrogativi che precedono indurranno chi di dovere a porsi il problema, sarà ancora possibile metterci una pezza, operando affinché gli acquirenti della Repubblica Popolare Cinese avviino una nuova stagione per la Waya.

Altrimenti saranno purtroppo confermati i limiti accennati ed ai cittadini spetterà decidere democraticamente se non sia il caso di darsi una mossa.

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