Le elezioni amministrative del 15-16 maggio 2011 hanno riguardato un quinto degli oltre 8.000 Comuni italiani, un quarto delle oltre 100 Province e un terzo degli oltre 40 milione di elettori. Un test di oggettiva rilevanza politica nazionale, esasperato dal centrodestra in campagna elettorale e dal suo leader e Presidente del Consiglio Berlusconi, che si è presentato capolista nelle realtà dove la contesa era più aspra ed incerta.
Ecco come sono andate le cose in alcune delle città assurte a simbolo.
Milano. Vanno al ballottaggio il candidato del centrosinistra Pisapia (48% circa) ed il sindaco uscente Moratti del centrodestra (42% circa). Berlusconi si è presentato capolista del Pdl raccogliendo circa 28 mila preferenze contro le oltre 53 mila del 2006. La Lega accreditata di un 15% deve accontentarsi del 10%. Buono il 28% raggiunto dal Partito Democratico.
La vera novità è Pisapia avanti di 6 punti rispetto alla Moratti, con buone prospettive di farcela al ballottaggio. Il flop sono le 25 mila preferenze in meno di Berlusconi rispetto al 2006.
I risultati di Milano, in particolare, indicano una perdita di autorevolezza e di credibilità di Berlusconi, con prevedibile suo indebolimento nel Pdl e come capo del governo.
Torino. Ha stravinto il centrosinistra con Piero Fassino (56,7%) doppiando il giovane Coppola del centrodestra (27,2%). Significativo il 34,3% dei voti al Partito Democratico; buono il risultato della coalizione che l’ha appoggiato. Il Pdl si è fermato al 18% e la Lega al 6,9%. Ha pagato il buon lavoro compiuto dal sindaco uscente Chiamparino (centrosinistra) nelle sue due legislature.
Piero Fassino conosce bene Torino, i suoi problemi e le risorse sulle quali far leva per sviluppare lavoro e opportunità, dopo il ridimensionamento della presenza Fiat. Non lesinerà certo impegno, energia, preparazione, esperienza e tenacia che lo caratterizzano, per aggiungere del suo a quanto la città ha già dimostrato di saper fare.
Bologna. Ce l’ha fatta allo sprint il candidato di centrosinistra Merola (50,73%), distanziando di 20 punti Bernardini del centrodestra. Si tratta di un risultato desiderato e perseguito dal Partito Democratico, ma tutt’altro che scontato, dopo le note vicissitudini in cui è stato coinvolto nella città felsinea. Aver saputo recuperare la situazione e ridare fiducia al proprio elettorato non è stata impresa da poco e il 38% dei voti ottenuti, seppur leggermente inferiore alle comunali del 2006, lo testimonia.
Napoli. Vanno al ballottaggio Lettieri, centrodestra (38,25%) e De Magistris sostenuto da un raggruppamento di centrosinistra, ai cui voti aggiunge di suo il 10% circa, raggiungendo il 26,86%. Il candidato Morcone espresso dal Partito Democratico si è fermato al 20,14%, patendo le conseguenze di una serie di errori non suoi, non ultimo quello delle primarie annullate.
Anna Finocchiaro presidente del Partito Democratico al Senato, ha dichiarato a “Ballarò” raitre del 17 maggio scorso, che il candidato da votare al ballottaggio è De Magistris, perché riscuote il consenso e la fiducia dei cittadini di una Napoli demoralizzata, che per ripartire punta sull’impegno personale e corale e sulla legalità.
Nel complesso ci sono segnali evidenti che un ciclo si sta concludendo e scenari nuovi si aprono, perché i cittadini e l’Italia possano realizzare migliori condizioni di vita adesso e per il tempo a venire.
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