26 apr 2012

... uno dei modi con cui la finanza guadagna a gogò sulla nostra pelle.

Milena Gabanelli con Report Raitre del 22 aprile scorso, ci ha informati, tra l’altro, su uno dei modi con cui la finanza guadagna a gogò sulla nostra pelle. La racconto come l’ho capita, badando alla sostanza.

Una parte consistente di titoli del nostro debito pubblico (Cct, Btp, Bot) posseduti da banche viene posto simultaneamente sul mercato, aumentando in modo anomalo l’offerta e determinando la diminuzione del loro valore, garantito a sua volta da prodotti finanziari (derivati) detenuti dalle stesse banche. I possessori di titoli di stato per non perderci acquistano i derivati, il cui valore aumenta, con lauti guadagni per le banche detentrici.

La rilevante quantità di titoli del debito pubblico immessi sul mercato, rende a sua volta più onerosa la collocazione di nuovi titoli per sostituire quelli in scadenza, gravando lo Stato di interessi strozzini, insostenibili per il suo bilancio.

Questo giochetto può essere ripetuto a discrezione delle banche a danno di Paesi diversi, molto indebitati. Con perniciose conseguenze, di cui la Grecia rappresenta un esempio eclatante; per non dire del pericolo corso dall’Italia e non del tutto superato.

Un sistema finanziario che consenta ancora operazioni di questo tipo, con una crisi in atto causata in larga misura dalla irresponsabile ingordigia degli stessi soggetti, denota la pervicace propensione a manomettere le basi fiduciarie e di giustizia su cui si fonda la moderna convivenza e la stessa democrazia.

Al governo Monti ed alle forze politiche in parlamento, all’Unione europea ed alle società civili dei singoli Stati, il compito di far sì che questa finanza corsara non sia più possibile.

E che nell’odierno 1° maggio, Festa del Lavoro nel Mondo, si ribadisca con rinnovato vigore l’attualità e il senso profondo e impegnativo dell’art. 1 della nostra Costituzione: “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nella forma e nei limiti della Costituzione”.

 

 

 

 

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