25 giu 2012

Crocifisso

Il Consigliere comunale di Asti Giovanni Pensabene ha recentemente esordito in Consiglio, chiedendo di togliere il crocifisso dalla sala consigliare.

Essendo nota la capacità e libertà di pensiero di Pensabene, vien da pensare che abbia voluto “gettare un sasso in piccionaia”, attesa l’attualità dell’argomento.

Infatti sono seguiti interventi sui giornali con cittadini che dissentono motivando, altri che ravvisano priorità diverse, qualcuno consenziente. Una civile discussione sulla religiosità, relativamente alla quale sono recentemente usciti i risultati di una ricerca condotta su un campione rappresentativo della realtà italiana (“La Stampa” 19.06.12). Emerge la pratica di ritagliare dal tutto religioso quanto serve per sé, con l’ottanta per cento delle persone che si ritiene comunque credente.

E quindi ragionevole arguire che la stragrande maggioranza degli italiani riconosce nella croce il simbolo della propria religiosità cristiana, e che quindi qualunque decisione in merito debba tenerne conto.

La presenza in Italia di altre religioni e culti, dovuta alla libera circolazione delle idee e delle persone nel mondo – fattore di libertà, civiltà e sviluppo – va intesa come stimolo alla ricerca di affinità, da assumere per maturare ulteriore consapevolezza e vivere meglio per sé ed insieme gli altri. A partire dalla propria personale esperienza esistenziale e nel rispetto del credo praticato dagli interlocutori, o della sua assenza.

Da cattolico dico, nessuna ostentazione, certo, né supremazia, ma nemmeno atteggiamenti puerili o cedimenti alle mode. Consci dell’influenza esercitata dalle religioni, e dal cristianesimo nella cultura, nell’arte e nella storia dell’Europa e dell’Italia in particolare.

Un patrimonio al cui godimento, tutela e salvaguardia sono chiamate le generazioni che si avvicendano nel tempo.

Al presente tocca alla nostra.

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