3 giu 2012

Baratro

“Basta Monti, basta tasse” è il nuovo motto leghista che ha sorvolato al traino di un piccolo aereo, la cerimonia del giuramento dei giovani allievi ufficiali della Guardia di Finanza qualche giorno fa a Bergamo, cui è intervenuto il Presidente del Consiglio.

Tasse resesi necessarie perché l’Italia non cadesse nel baratro spalancatosi durante l’ultimo governo di centrodestra, in cui la Lega nord era presente con tre ministri importanti: Roberto Maroni (interno); Roberto Calderoli (semplificazione normativa); Umberto Bossi (riforme per il federalismo).

E’ così difficile comportarsi responsabilmente almeno durante il tempo occorrente per uscire insieme dai guai in cui troviamo?

Il recente terremoto in Emilia Romagna ha causato alcune vittime che si aggiungono a quelle che abbiamo già pianto; e gravi, ulteriori danni materiali.

E’ comprensibile che gli edifici più antichi subiscano danni rilevanti, mentre lo è meno nel caso di costruzioni recenti, specie con destinazioni produttive.

Si ricorda che le scosse di massima intensità non hanno superato il sesto grado della scala Richter, che in altre situazioni, esempio in Giappone, non causano crolli né danni alle persone.

Molto resta quindi da fare in Italia per migliorare gli standard di sicurezza antisismica delle strutture entro le quali si vive e si lavora e per la salvaguardia dell’ineguagliabile patrimonio storico-artistico di cui disponiamo.

Il ministro Giarda ha dichiarato che è possibile risparmiare alcuni miliardi di euro l’anno sulla spesa pubblica aggregata: stato, regioni, province e comuni, senza scapito per il buon funzionamento di istituzioni ed enti interessati. Si tratta della prima fase cui è approdato il lavoro dello sparagnino dottor Bondi, incaricato qualche settimana fa.

Di certo risparmiare dove si può è meglio che aumentare l’Iva. Senza però dimenticare che per ridurre il debito pubblico che costa 85 miliardi l’anno di interessi, si dovrà chiedere qualche sacrificio anche al 10% di cittadini che detengono la metà circa (4.500 miliardi di euro) della ricchezza privata d’Italia, come dispone l’articolo 53 della Costituzione.

 

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