Marco, quarantott’anni ben  portati s’è proposto di riscoprirne il fascino da pellegrino  d’antan, con il solo ausilio della bicicletta anziché del mulo o  dell’asino.
Ed ha  raccontato come è andata.
Partenza  da Torino all’inizio dello scorso mese di ottobre, con la scritta “Con  la Francigena da Torino verso Roma” sulla maglietta, a Orvieto  l’arrivo. Oltre seicento chilometri in sei giorni. In sella sette –  otto ore al dì, cibi energetici consumati andando o in brevi soste, bevande non  gasate né alcoliche. Il pasto serale comodo a tavola, in compagnia lasciandosi  andare.
Pernottando  dove capitava: ostelli, canoniche, monasteri, agriturismi, locande, case  private. Tempo buono durante tutto il percorso. 
Toccando:  Pavia, Fiorenzuola D’Arda, Fornovo sul Taro, Berceto, Sarzana, Lucca, Siena,  Acquapendente.
Imprevisti:  pochi e leggeri. Condizioni fisiche buone. Spesa complessiva, qualche centinaia  di euro.
Numerosi  pellegrini incontrati: da soli o in piccoli gruppi prevalentemente a piedi;  naturale lo scambio di informazioni, esperienze, motivazioni, vissuti  personali, specie nei luoghi di sosta o pernottamento.
Inverosimile  quantità di capannoni industriali in disuso ai lati della via Emilia.
Condizioni  della strada e delle pertinenze: fossi, ripe, manufatti vari; guardrail,  segnaletica; ed anche pattume e rottami abbandonati; discrete all’inizio,  a peggiorare scendendo verso Roma.
Numerose  località non si sono ancora riprese dallo shock da modernità, esempio: il loro  isolamento a seguito costruzione autostrada che ha dirottato altrove veicoli e  persone. 
Celle  dei frati in monastero abbandonato adattate via via per decorosi pernottamenti  da due impavide religiose bergamasche (ora di sessanta e ottant’anni), in  trent’anni di lavoro con le offerte volontarie degli ospiti in transito.
Parroco  evangelicamente ospitale in canonica, sorpreso dall’obolo per la chiesa.
Camionisti  indulgenti e rispettosi del suo arrancare e perfin carini: in particolare  salendo i trenta chilometri della Cisa tra le province di Piacenza e La Spezia,  con sorpassi ad hoc per non recargli disturbo o pericolo.
Scorci,  scenari, albe, tramonti, umori, nebbie, umanità: ne valeva la pena.
In  attesa di vedere il Papa.


 
