27 set 2013

Angela Merkel e Partito Democratico.

Angela Merkel (Cdu-Csu, democristiani) ce l’ha fatta in carrozza a conquistare il terzo cancellierato in sequenza, sfiorando la maggioranza assoluta. Benino i socialdemocratici (Spd), con i quali dovrà probabilmente allearsi per governare, essendo rimasti fuori dal parlamento i liberali che non hanno raggiunto il quorum, soglia minima del 5% dei voti. Rimasti fuori anche gli anti euro (Afd), in calo i verdi.

È quindi ipotizzabile una continuità della politica tedesca per quanto riguarda il processo in corso di costruzione dell’Unione Europea, che dialoghi al suo interno per la cessione di sovranità da parte dei singoli stati a vantaggio della casa comune.

Attribuendo al Continente gli strumenti necessari (banca centrale, politica estera, difesa, ecc.) per operare efficacemente ed alla pari nel Mondo globale.

La presenza nel governo dei socialdemocratici dovrebbe evitare gli eccessi di rigore verso i Paesi in difficoltà, aiutandoli a lavorare meglio, puntando sulle specificità di ognuno, per realizzare economie e gestione degli Stati efficienti e funzionali, al servizio e per migliorare la vita di tutti i cittadini.

Con giovamento anche per l’insieme a partire dalla maggior fiducia nei rapporti tra i popoli e gli Stati.

L’Assemblea nazionale del Partito Democratico tenutasi sabato e domenica scorsa a Roma, è stata riportata dai media con accentuazioni diverse, concordanti però sulle difficoltà a far lavorare efficacemente le sue varie anime.

Ciò nonostante si arguisce che il congresso nazionale si terrà con le primarie per il segretario l’otto dicembre prossimo. Le definizioni logistico-operative competono alla Direzione nazionale. Orientamenti in tale senso si traggono da l’Unità del 23.9 scorso, da il Corriere della Sera, la Repubblica e il Manifesto del 22.9. E per finire la chiosa de “il Manifesto”:  “subito dal palco il veltroniano Enrico Morando minaccia ricorsi: cancellare l’art. 3 non si può fare in un’assemblea senza il numero legale. Poi interviene Rosy Bindi: voterò contro l’art. 3”. E da “la Repubblica”: “Rosy Bindi in compenso può dire di aver vinto la sua battaglia, il nuovo segretario sarà immancabilmente il candidato del centrosinistra a Palazzo Chigi: non un guardiano delle tessere”.

 

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