Dei ventuno ministri del governo di Enrico Letta quello che intriga di più sono gli Esteri, perché ha a che fare con tutto il mondo ed è guidato da Emma Bonino, piemontese di Bra nel cuneese.
L’’impronta della titolare del dicastero conta parecchio nel funzionamento del medesimo, e nel nostro caso si vede.
Fisicamente esile e minuta, direi essenziale ma pugnace come pochi, la ministra non patisce timori reverenziali nei confronti di chicchessia. Dalla scuola del partito–non partito radicale in cui si è fatta le ossa, a bottega da Pannella, ha imparato a battersi e sopravvivere.
La transnazionalità le ha consentito di maturare esperienze importanti poi affinate nel lavoro istituzionale svolto ad alti livelli.
Poliglotta – sette le lingue utilizzate, arabo compreso - particolarmente versata nei rapporti umani praticati ad ampio raggio con ottimi risultati.
È chiara, schietta e diretta nel dire le cose e farsi capire.
Competente, concreta, riservata dà la sensazione che lavorare con lei sia agevole e perfino gratificante.
Da ministra e nei casi noti al grande pubblico, ha dimostrato di saperci fare. Ed anche in quelli non ancora risolti: i due fucilieri di marina sotto processo in India, il rapimento in Siria del giornalista Domenico Quirico, e le traversie di altri italiani all’estero, ci sono elementi che fanno ben sperare.
Le crisi che coinvolgono alcuni Paesi mediorientali sono state correttamente interpretate, ed il ruolo che l’Italia sta svolgendo giova ad individuare ed applicare soluzioni che le circoscrivano e le orientino verso sbocchi più avanzati, facendo prevalere il paziente lavoro politico – diplomatico.
Emblematico in questo senso il caso della Siria con i ripensamenti in atto per quanto riguarda le sanzioni da applicare ad Assad se viene provato che ha usato gas letali, senza peggiorare ulteriormente le già gravi condizioni di vita delle popolazioni di questo Paese.
Per tutto questo Emma Bonino è la persona giusta al posto giusto.
E non è la sola di cui dispone il governo Letta.
Anche se sappiamo che per l’Italia non basterà, se chi ha molto non sarà indotto a mettere mano al portafoglio per rilanciare il lavoro ed uno sviluppo nuovo (Riccardo Iacona “Presa Diretta” Rai3, 2.9.13).
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