27 set 2013

Messi alle strette noi italiani siamo capaci di tutto.

Messi alle strette noi italiani siamo capaci di tutto. Purché le cose da fare siano importanti (o da noi ritenute tali) ed abbiano un ciclo non troppo lungo.

Gli esempi in questo senso si sprecano:

Caporetto e Vittorio Veneto (grande guerra 1915-18);

25 luglio e 8 settembre 1943, Resistenza, Partigiani, 25 Aprile 1945 (crepuscolo e crollo del fascismo, fine della seconda guerra mondiale);

Dal Regno alla Repubblica, la Costituzione (1945-48);

Ricostruzione, miracolo economico, miglioramenti diffusi del tenore di vita, stallo, finanza per sé, smodata, avida, iniqua, dannosa; crisi, orlo del burrone, salvataggio, tran tran attuale.

L’ultimo esempio in ordine di tempo.

Il 12 gennaio 2012 si consuma il dramma della “Concordia”, mastodontico transatlantico – lungo più di due campi di calcio, largo come trenta autobus affiancati, alto dalla linea di galleggiamento come un palazzone – che per fare “l’inchino” all’isola del Giglio s’incaglia su spuntoni di roccia affioranti vicinissimi alla battigia. Inclinandosi su un fianco quanto basta perché migliaia di passeggeri autodisciplinati potessero allontanarsi sani e salvi. Tranne trentadue che perirono;  di due dei quali si cerca ancora il corpo.

Con un intervento mai effettuato finora, l’enorme relitto è stato recentemente raddrizzato per il trasporto in un porto e lo smantellamento.

Inedita la trascuratezza che ha portato all’assurdo naufragio con le sue nefaste conseguenze.

Moderna l’efficienza, l’ingegnoso diffuso impegno e l’efficacia dell’intervento per consentire l’allontanamento di una imponente massa inerte, senza aggravare il danno già arrecato.

In entrambe le circostanze hanno operato italiani con risultati opposti. E allora?

Nella prima circostanza ha prevalso la voglia personale di stupire a scapito della prudenza e del senso di responsabilità, ed è successo il peggio.

Nella seconda per stupire s’è fatto leva sulla capacità, acume, inventiva dell’insieme che ha operato, con un risultato eccellente che ci ha ridato fiducia in noi stessi e riabilitati di fronte al mondo.

Quindi siamo più di altri l’una e l’altra cosa insieme: dottor Jekyll e mister Hyde, per intenderci.

Se così è, dobbiamo lavorare tutti tenendo conto delle capacità e necessità di ognuno per ottenere come risultato un concerto, anziché la disperante espressione di singoli in balia degli eventi.

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento. A presto.