Apprendo dai giornali che alcuni iscritti al Partito Democratico di Asti che appoggiarono la mozione di Pippo Civati nell'ultimo congresso, si sono dimessi dal partito e da ogni incarico che abbia a che fare con esso.
Se ho ben compreso i motivi di questa decisione si possono sintetizzare nella mancata indizione di un congresso provinciale straordinario; per dissensi rispetto alla politica nazionale ritenuta non più di centrosinistra; perché i dirigenti artigiani si dedicherebbero alla gestione delle cariche trascurando i problemi di interesse generale, e sarebbero venuti meno i valori del pluralismo e della cittadinanza.
Non è la prima volta che tra gli iscritti si manifesta del malessere. In un'occasione dissi la mia e non fui chiaro. Ora mi riprometto di esserlo.
Ai compagni ed amici dico che il lavoro, in particolare quello critico-propositivo va svolto fino in fondo nel partito; salvo che si ritenga vengano intaccati valori e ragioni personali irrinunciabili.
Il Partito Democratico è tuttora un cantiere aperto. Recuperare le critiche come materiali utili per proseguire nella sua costruzione è compito di quanti ricoprono in esso ruoli di responsabilità.
Partito riformista moderno, plurale, di centrosinistra che pratichi etica, equità, giustizia sociale, solidarietà sancite dalla Costituzione e una sana governabilità nel bipolarismo, per stare in Europa e nel mondo globale che richiedono scelte sollecite e risolutive.
Luogo in cui iscritti, simpatizzanti e cittadini possano esprimere liberamente il loro pensiero, certi che di esso si terrà conto nelle decisioni che riguardano tutti.
Luogo in cui ci si rispetta e costituisce merito la competenza, il vissuto personale integerrimo ed i comportamenti concreti improntati ad onestà, probità, altruismo.
Creando così le condizioni perché nel Partito Democratico si riconcilino politica e vita che stando di nuovo naturalmente bene insieme si aiutino a vicenda.
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