20 nov 2015

Il fratello che porta a morte il fratello.

Mi riferisco al reportage di Domenico Quirico ("La Stampa" 17/11 scorso) che di mondo arabo e terrorismo se ne intende avendo fatto esperienze drammatiche come giornalista e inviato nelle realtà più disparate e penose.

Egli descrive una situazione in cui vero e verosimile si intrecciano, trattando di due fratelli terroristi, uno kamikaze e l'altro killer, nella tremenda notte di Parigi del recente 13 novembre.

Sono in auto e si stanno recando nei luoghi convenuti: a farsi esplodere tra  numerose persone ignare di un caffè il passeggero con la cintura già indossata; a sparare sui giovani ad un concerto in una sala gremita il conducente.

"È una storia che non ha eguali. È nel tempo in cui i due sono vissuti durante il viaggio in auto, nelle frasi che si sono scambiate, o nel silenzio che li ha avvolti, che si misura l'abisso che ci circonda, che freme intorno a noi. Il fratello che porta a morte il fratello".

Questo accade all'età in cui tutto è un inno alla vita ed alla voglia di viverla, conquistandosi la possibilità più prossima ai propri desideri.

Quindi è importante capire cosa può indurre dei giovani a fare l'opposto, cioè obnubilare l'istinto naturale alla sopravvivenza sostituendogli la morte ricercata e data, attribuendo di fatto a quest'ultima un'importanza prevalente.

"Gli aderenti all'islamismo, senza cultura, sono sopraffatti dall'arabo classico, il linguaggio dei demagoghi religiosi sembra erudito, familiare, profondo. Le parole, terribili, mantengono ancora la loro magia. Chi non legge l'arabo forse non riesce a capire l'abisso che c'è tra la musicalità della lingua, come un canto o un inno alla vita, e l'atrocità delle immagini del supplizio, della violenza annichilatrice del Jihad. Si recitano versi terribili come se fossero un poema d'amore".

Per il fratello kamikaze lo scempio ha richiesto che lui s'immolasse. Il fratello killer "è ancora vivo, fuggiasco, braccato. Ha avuto paura di morire?".

PS. Se l'epilogo nel frattempo fosse mutato gli interrogativi restano; semmai più pressanti. Insieme ai ragionamenti da continuare per rispondervi.

 

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento. A presto.