Migrano i migliori perché hanno più possibilità di farcela e diventano di esempio e di riferimento per altri che decidano di tentare a loro volta.
L'abbiamo capito da un po’ ed è confermato dall'esperienza maturata in questi anni.
Costellata da eventi drammatici nei quali hanno perso la vita decine di migliaia di donne, uomini, bambini.
Nei deserti da attraversare, lungo le coste in attesa dell'imbarco, tra le onde del Mediterraneo solcate da natanti a perdere forniti e gestiti da organizzazioni malavitose e lasciati in balia degli eventi alle prime difficoltà.
Per gli approdati sul suolo italiano scattano le verifiche per accertare il diritto ad avvalersi di quanto dispone l'art. 10 della nostra Costituzione: "Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge".
Ad oggi meno del 10% della popolazione italiana è costituita da migranti che hanno goduto di questa possibilità; non pochi hanno successivamente ottenuto la cittadinanza.
Il senso di ospitalità che caratterizza da sempre gli italiani ha aiutato ed aiuta tuttora la loro integrazione, puntando sulla diversità come risorsa aggiunta.
Nel frattempo è cresciuta la consapevolezza che le modalità di cui ci sa avvale ancora per raggiungere l'Italia, per rimanervi o da utilizzare come ponte verso altri Stati dell'Unione Europea, non siano più sostenibili e che altro vada pensato e fatto in aggiunta ai pure notevoli passi avanti già compiuti.
Accordi intercontinentali tra Europa e Africa è l'obiettivo su cui puntare, magari anticipandoli con intese tra Stati, come già verificatosi nell'attuale fase di transizione.
Tenendo conto che la libera circolazione delle persone nel Mondo globale non è un accidente cui rimediare in qualche modo, ma condizione storica permanente ed irreversibile.
Dipende dagli interessati farla diventare un'ulteriore occasione di sviluppo e progresso fra tutti e per tutti.
Non snaturando certo costumi, stili di vita, storia, tradizioni di ospitanti e ospitati ma arricchendoci liberamente tutti del meglio di ciascuno.
In un reciproco paziente e perdurante confronto che ha nel quotidiano lavoro che ci accomuna l'occasione migliore per dare concretezza al buono possibile.
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